La vita del suolo non è unicamente quella che osserviamo in superficie. E’ una serie di stratificazioni vive, ognuna delle quali segue il suo ciclo biologico nello spazio e nel tempo, in un dialogo continuo tra visibile e invisibile. Il nostro occhio vede il frutto della terra, ma non la forza che ci sta dietro. L’invisibile è dunque il lavoro dell’uomo, che cerca di rendere la sua creazione sempre più perfetta e in questa perfezione e armonia rientra l’agricoltura biodinamica. L’obiettivo di quest’ultima è creare prodotti alla cui base ci sia equilibrio e rispetto per ogni essere vivente. Ecco quindi che l’innovazione tecnologica viene impiegata al servizio dei ritmi delle piante e degli animali. “Il rispetto per l’ambiente non è soltanto un investimento in qualità e salute, ma una garanzia di futuro per le generazioni a venire” commenta Pasquale Forte, patron di Podere Forte, 168 ettari di terra, di cui 15 vitati, che si estende nel comune di Castiglione D’Orcia in provincia di Siena.

L’azienda nasce da un colpo di fulmine tra un uomo e un lembo di terra toscana. Negli anni Novanta l’ingegnere visita l’area e se ne innamora. Se oggi gli si chiede cosa sono diventate quelle terre scoperte venti anni fa risponde: “Sono il luogo dove vorrei vivere e dove mi piacerebbe far crescere i miei figli”. Da quegli anni Novanta passa poco tempo e l’azienda prende il via, annoverando nel suo patrimonio anche il Podere Petrucci, un luogo dalla storia centenaria.  “Quando sono arrivato a Castiglione D’Orcia, non c’era nulla. C’è voluto molto coraggio per iniziare, anche se l’intuito da subito mi ha suggerito che c’era un grande potenziale in questa terra”.

Oggi la tenuta produce molti prodotti, come le carni, l’olio e il vino. Ma è proprio quest’ultimo ad essere, per il signor Forte, il principe della terra. Il Podere ha ottenuto nel 2008 la certificazione biologica e subito dopo quella biodinamica, che si traduce con il divieto assoluto di utilizzo di prodotti di sintesi nella gestione della vite. Le uniche deroghe consistono nello zolfo e nel rame in qualità di anticrittogamici, supportati da composti omeopatici per combattere le malattie della pianta.

C’è grande modernità nelle tecniche di agricoltura, che si combinano in una perfetta antitesi con l’età avanzata delle terre sulle quali vengono utilizzate. La conformazione dei terreni del Podere è caratterizzata da un’antichità geologica senza pari, che rende quei suoli adatti alla produzione di vini importanti. Le analisi hanno confermato che l’età del territorio è di oltre cinquanta milioni di anni, contro i cinque delle vigne vicine. L’intera superficie del Podere è stata catalogata dagli studiosi Lydia e Claude Bourguignon, massimi esperti mondiali di preparazione di luoghi dedicati all’agricoltura. Il territorio è stato così suddiviso secondo l’impostazione francese in Grand Cru e Premier Cru, seguendo la geologia, la topografia e il microclima delle terre.

A Podere Forte ogni fase della produzione del vino viene realizzata come una volta, senza la costante invadenza delle macchine. La fase dell’impianto è realizzata manualmente, così come la vendemmia, che avviene durante l’autunno. In questo periodo si lavora dall’alba fino a tarda mattinata, dato che la temperatura fresca preserva i potenziale aromatico del frutto.  In azienda la vendemmia avviene in più passaggi: si prelevano i grappoli di taglia piccola che maturano prima, poi vengono raccolti quelli che invece sono in perfetto equilibrio. Ovviamente tutti gli acini dei diversi passaggi vengono vinificati separatamente.

La vendemmia in azienda dura dal 10 settembre per i vini precoci fino a metà ottobre per il Petit Verdot e il Sangiovese. Quest’ultimo è il vitigno principe della Toscana, nobile per sua stessa natura. Il “Sanguis Jovis” veniva coltivato dagli antichi Romani che lo portarono all’eccellenza. Nell’essenza stessa del Sangiovese e in quella del Podere Forte c’è un continuo ricordo del passato con una tensione costante verso il futuro. Lo stesso ingegner Forte commenta: “Noi lavoriamo i campi come duemila anni fa e in cantina siamo duecento anni avanti”. Ma d’altronde questa è l’essenza di ogni arte: imparare dai maestri che ci hanno preceduto, con uno sguardo lontano, ricco di innovazione e voglia di migliorare.

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