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Russia, quella stretta su “banche lavanderia” che fa felici gli istituti di Stato

Elvira Nabiullina, nuova governatrice della Banca centrale russa, ha dato il via a una "grande purga" contro i gruppi che effettuano operazioni sospette e favoriscono le frodi fiscali. Già revocate oltre 100 licenze. E secondo molti osservatori dietro la svolta c'è il presidente Putin in persona

Mentre l’economia russa è alla deriva, schiacciata dal peso delle sanzioni e dal calo dei prezzi del petrolio, tutti gli occhi sono puntati sulla Banca centrale e sulle misure che adotterà per far fronte alla situazione. Dopo l’annuncio dell’innalzamento di 1,5 punti percentuali del tasso di rifinanziamento (dall’8 al 9,5 per cento) si attende che il regolatore finanziario dia il via libera al cambio flessibile del rublo, abbandonando gli interventi a sostegno della moneta ultimamente in caduta libera. Ma in realtà le sanzioni sono state solo il colpo di grazia. Che le cose non andassero affatto bene e che molto fosse cambiato rispetto ai “grassi” anni Duemila lo si è capito dalla politica di regolamentazione rigidissima nel settore bancario adottata dalla Banca centrale di Mosca l’anno scorso. Il 16 ottobre la presidente Elvira Nabiullina ha festeggiato la centesima revoca della licenza a una banca da quando si è insediata, il 24 giugno del 2013. Pietra miliare nella sua crociata contro gli istituti di credito “kamikaze” e “lavanderia“. Il pugno duro della governatrice, che secondo diversi osservatori ha come ispiratore il presidente Vladimir Putin in persona, apre però la strada al rischio che il sistema bancario scivoli verso il monopolio statale. Perché i clienti, per paura di perdere i soldi in seguito alle “purghe” governative, preferiscono tenerli nelle grandi banche di Stato. Che stanno infatti registrando un netto incremento dei depositi.

Nel 2013 via alle “purghe” contro gli istituti che coprono frodi fiscali – L’irrigidimento nei confronti delle banche è arrivato inatteso in uno Stato che nel 2000 è stato messo sulla lista nera dal Fatf (Financial Action Task Force), organizzazione intergovernativa che promuove le politiche per combattere il riciclaggio del denaro. La Russia di Putin ha fatto tanti progressi sul cammino della regolamentazione bancaria da arrivare, a luglio del 2013, a presiedere la task force. Come spiega a ilfattoquotidiano.it Alexei Terekhov, vicepresidente del Fbk, una delle maggiori compagnie di auditing russe, “la qualità accumulata nel contrasto del denaro sporco si è trasformata in quantità”. Lo si capisce da un numero: nel 2012 le licenze revocate erano state solo 22, numero più che duplicato dalla Nabiullina nello stesso periodo.

Solo un mese dopo la sua nomina, l’ex ministra dell’Economia del governo di Putin ha ribadito incontrando il presidente russo che in quanto presidente della Banca centrale avrà come seconda priorità la vigilanza bancaria. Mentre in un’intervista rilasciata nell’ottobre del 2013 Nabiullina ha promesso una grande purga contro le banche che effettuano operazioni sospette, ma anche contro gli attori della politica finanziaria ad alto rischio. Gli esperti però sottolineano che in realtà il regolatore russo si è concentrato soprattutto sulla prima categoria, punendo le operazioni sulle quali prima la Banca centrale chiudeva un occhio. Lasciando che ogni istituto ne effettuasse liberamente fino a un importo massimo di 3 miliardi di rubli per quadrimestre. Con operazioni sospette si intende quello che in Russia si chiama “obnalichka” (termine che deriva da “nalichka”, ossia contanti) nello slang dei selvaggi anni ’90, quando questa prassi si è diffusa su vasta scala nel Paese. Si tratta in sostanza di frode fiscale compiuta con la complicità della banca, che intasca la commissione. La compagnia per esempio può disporre un’operazione per saldare un obbligo contrattuale a un beneficiario che in realtà è riconducibile alla compagnia stessa. Dopo di che tutto l’importo viene prelevato in contanti e torna così alla fonte.

Nel mirino anche il colosso Master-Bank – L’esempio più eclatante di una banca che ha perso la licenza perché coinvolta in operazioni simili è Master-Bank. Si tratta di una delle più grandi banche russe e stando alla valutazione della stessa Banca centrale ha movimentato con questo schema 200 miliardi di rubli (circa 4 miliardi di euro al cambio attuale, ma all’epoca molto di più). Così, nonostante avesse depositi rimborsabili dall’Agenzia di assicurazione dei depositi, finanziata dalle stesse banche, per un ammontare di 48,8 miliardi di rubli, il 20 novembre 2013 si è vista revocare la licenza. Quello che ha colpito e ha seminato il panico tra le banche è che Master-Bank sia stata colpita nonostante avesse appoggi molto forti nel sistema di potere. Nel 2007 infatti Aleksandr Patrushev, nipote dell’allora capo del Fsb, è stato nominato consigliere dell’amministratore delegato della banca, per poi essere promosso a vice amministratore delegato. Mentre nel consiglio di amministrazione di Master-Bank al momento della revoca della licenza sedeva Igor Putin, il cugino del presidente. Allora si è diffusa la voce che esistesse una lista nera delle banche a cui presto sarebbe stata revocata la licenza e la Nabiullina, a novembre dello scorso anno, ha dovuto convocare i banchieri per tranquillizzarli.

Le “liste nere” del governo e la lotta all’evasione attraverso conti offshore – In rete su vari forum circolano ancora alcune presunte liste nere, la cui esistenza viene però smentita a ilfattoquotidiano.it da Terekhov, che spiega: “Non ci sono distinzioni precise tra il nero e il bianco, ma le sfumature che permettono di dialogare”. Per l’esperto la famigerata lista nera non è un elenco, ma un meccanismo che punta a mettere allo scoperto le infrazioni alle regole. E, qualora le violazioni superino il livello normale, la banca entra nella rosa di quelle che saranno sottoposte alle misure di vigilanza. “Man mano che il margine di guadagno delle banche sul mercato si riduceva, molti si sono dati alla concorrenza sleale”, dice Terekhov riferendosi appunto all’”obnalichka”. Lo Stato ha reagito perché non poteva più permettersi di lasciare andare alla deriva questa situazione. Giro di vite, questo, che molti esperti collegano anche alla “de-offshorizzazione” lanciata da Putin nel 2011, quando era primo ministro. La legge per tassare le compagnie che evadono in Russia avvalendosi delle controllate nei Paesi offshore è ancora in fase di elaborazione: una versione è stata approntata dal ministero delle Finanze. Mentre alle banche ci ha pensato appunto la Banca centrale. Infatti il denaro trasferito da un conto tramite lo schema dell’”obnalichka” spesso finisce all’estero. Il regolatore bancario russo ha preso di mira in particolare il meccanismo di importazioni fittizie praticato dalle compagnie che lavorano con Kazakistan e Bielorussia. Secondo la stessa Banca di Russia, nel 2013 operazioni del genere hanno raggiunto un ammontare di 22 miliardi di dollari, mentre nel periodo che va da gennaio ad agosto di quest’anno si è riusciti a ridurle a 100 milioni.

E dietro la svolta c’è Putin in persona… – Nel pieno della crociata contro le banche lavanderia, l’autorevole quotidiano economico russo Vedomosti indagando sui motivi dell’irrigidimento ipotizzava che l’iniziativa andasse ricondotta alla stessa Nabiullina, che sarebbe stata colpita dal caos che regnava nel frammentato sistema bancario russo. Prima del suo insediamento si trattava di un universo di oltre mille istituti, ora ridotti a circa 900. Sicuramente lo zelo del regolatore bancario si è giovato anche della legge antiriciclaggio entrata in vigore nell’estate del 2013. Proprio questo provvedimento ha aiutato ad inchiodare le operazioni sospette, mentre prima le banche la facevano franca. Alcuni però parlano di una purga sanzionatoria voluta da Putin in prima persona. Cosa che avrebbe la sua logica. Colui che dal suo avvento al potere rivendica di aver messo sotto controllo gli oligarchi non poteva lasciarsi sfuggire di mano il settore bancario. E se non ha agito subito, si è preparato a questa campagna già molti anni fa. L’ha fatto istituendo nel 2001 Rosfinfonitoring (Rfm), un servizio federale di contrasto al riciclaggio. “Rfm è un’unità di intelligence personale di Putin, creata da lui per raccogliere le informazioni su tutti, senza però utilizzarle finché non sia necessario”, scriveva ancora nel 2013 Clifford Gaddy, economista dell’autorevole Brookings Institution a Washington. A capo del servizio dal 2008 a oggi c’è sempre stato Yuri Chikhanchin, che dal 1978 al 1994 è stato un agente del Kgb. E Rfm risponde direttamente agli ordini del presidente russo.

…mentre a trarne beneficio sono le banche statali – Ora che la Banca centrale, insieme a Rfm, sta punendo le banche “cattive”, molti esperti sono d’accordo su un fatto: chi ne beneficerà saranno le banche di Stato. In realtà, i benefici della purga per gli istituti di credito statali si sono visti quasi subito. A novembre del 2013, mese in cui è stata revocata la licenza di Master-Bank, Vtb24 controllata della statale Vtb ha visto salire l’ammontare dei depositi dell’8,56%. Mentre Sberbank, la più grande banca di Stato russa, ha registrato un incremento del 2,12%. Come ha spiegato lo stesso amministratore delegato della Vtb24 Mikhail Zadornov, il 60% dei depositi rimborsati ai clienti di Master-Bank dall’Agenzia di assicurazione dei depositi (chi ha un deposito inferiore ai 700mila rubli ha il diritto al rimborso) tramite la controllata della Vtb è rimasto in pancia alla banca statale. Ciò crea un rischio di monopolizzazione del sistema bancario, spiegano gli esperti. Infatti se una delle banche di Stato, che ora sono colpite dalle sanzioni dell’Ue e degli Usa, dovesse fallire, l’Agenzia di assicurazione dei depositi non potrà far fronte alla situazione. Il salvataggio, a questo punto, si farà a spese dei contribuenti.