Ecco la quarta puntata del viaggio de ilfattoquotidiano.it tra gli istituti d'Italia. Il presidente del Consiglio ha destinato 150 milioni di euro per 7700 strutture per lavori di manutenzione. Segnalate le vostre storie sulla pagina Fb "La mia Scuola è"
Quando il governo ha chiesto di quanti soldi avessero bisogno per rimettere in sesto le scuole del territorio, i sindaci hanno presentato il conto. Ma di quei fondi per ora hanno visto solo le briciole. E’ la storia del Comune di Giulianova (Teramo), diTreviso, ma anche di quello di Mira (Vicenza). A Padova l’esecutivo ha mandato i fondi per rendere più belle le scuole, ma mancano quelli veri per gli interventi strutturali. In provincia di Savona si aspettano gli interventi per costruire l’impianto di riscaldamento e mettere in sicurezza gli edifici. Il sindaco di Avezzano (L’Aquila) ha scritto al presidente del Consiglio: “Se non ci sarà un intervento, non escludiamo l’interruzione del pubblico servizio”. Per non parlare per L’Aquila: gli studenti dal sisma del 2009 vanno a scuola in Moduli ad uso scolastico provvisori. Ovvero container in attesa degli istituti con le mura di mattoni, che ancora non si sa quando arriveranno.
Ilfattoquotidiano.it ha iniziato l’8 settembre 2014 (qui la prima, la seconda e la terza puntata) un viaggio tra i banchi di scuola d’Italia grazie alle segnalazioni dei lettori e dei nostri collaboratori (raccontate le vostre storie sulla pagina Facebook “La mia scuola è”). Dove e come sono stati spesi i soldi del governo? Vogliamo scoprirlo e monitorarlo insieme a voi. Il giorno della fiducia in Parlamento Renzi aveva promesso che alla scuola sarebbero andati 3,5 miliardi di euro. Che sono diventati 2,2 miliardi per l’anno corrente con l’aggiornamento di fine maggio. E che si sono ridotti a 550 milioni entro la fine del 2014 (a cui aggiungere i fondi provenienti dallo sblocco del patto di stabilità). Il piano del presidente del Consiglio si divide in tre parti: “scuole belle”, ovvero lavori di semplice manutenzione iniziati a fine luglio (150 milioni di euro per 7mila 700 strutture); “scuole sicure”, la messa in sicurezza degli edifici che partirà dal 2015 (400 milioni di euro per 2400 interventi); infine “scuole nuove”, la costruzione di nuove strutture (400 cantieri per 122 milioni di euro che arriveranno dallo sblocco del patto di stabilità e non prima del 2015). Ecco nel dettaglio cosa è stato fatto e cosa no nelle regioni d’Italia.
ABRUZZO
Anche in Abruzzo scuole belle, sicure e nuove, almeno in teoria. Per ora infatti, si tratta solo dei nomi dei tre filoni del Piano di governo per dare una sistemata agli istituti scolastici. I soldi dovrebbero arrivare, ma non si sa quando, o almeno non lo sanno i dirigenti. “Stiamo effettuando i lavori sulla base di una promessa che ci viene dallo Stato”, spiega Carmen Di Odoardo, preside dell’istituto comprensivo statale 1 di Giulianova (5 edifici e più di mille scolari), “funziona così, quando questi soldi arriveranno, noi li riverseremo ai rivenditori e alla cooperativa che sta facendo la manutenzione”. Nel caso specifico, si tratta di 78mila euro che la dirigente sta utilizzando per una serie di lavori iniziati i primi giorni di agosto e il cui termine è previsto per il prossimo 31 dicembre. Si va dall’acquisto della pittura murale alla riorganizzazione dello spazio esterno, fino al trasporto di mobili e materiale scolastico da una stanza all’altra. “Piccole cose”, continua la dirigente, “che messe insieme fanno la differenza”. Aspettano i fondi previsti dal capitolo “scuole belle” (106mila euro) anche all’istituto Noè Lucidi di Teramo. “I soldi non li abbiamo ancora visti, ma abbiamo ricevuto la comunicazione dal ministero”, afferma la preside Maria Beatrice Mancini, “ora stiamo procedendo con la scelta delle ditte che faranno i lavori: dalla tinteggiatura delle pareti alla cura dell’aspetto della scuola. Cercheremo insomma di rendere le aule più accoglienti”. L’elenco di chi ha ottenuto comunicazione dal ministero dell’arrivo dei fondi è lungo. A Silvi, sempre per il capitolo “scuole belle”, dovrebbero arrivare quasi 400 mila euro; a Pineto, 325 mila euro; ad Atri 425 mila euro; ad Avezzano, 13 edifici scolastici dovrebbero avere circa 200 mila euro per il ripristino del decoro e della funzionalità.
Ma ci sono scuole che non sono né belle né sicure. E’ proprio il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, a sollevare l’attenzione sulla situazione drammatica di alcuni edifici scolastici. Il primo cittadino ha scritto per la seconda volta al segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri. Nella lettera si legge che “se il governo non contribuirà alle spese per la messa in sicurezza delle scuole, non è esclusa l’interruzione del pubblico servizio”. Il vecchio edificio che ospita la scuola media “Fermi e Corradini” e l’elementare “Mazzini” (costruito negli anni Venti), per il sindaco ha bisogno di un intervento immediato, in quanto il coefficiente di vulnerabilità sismica è pari a 0,149. Di Pangrazio chiede 12 milioni e mezzo di euro per intervenire: 10 milioni e mezzo per la sistemazione dello stabile, il resto per sostenere le spese per la sistemazione provvisoria degli studenti. E poi c’è L’Aquila. Per migliaia di studenti sarà un altro anno nei Musp, i moduli ad uso scolastico provvisori. Per fare fronte all’emergenza del dopo terremoto (era il 2009), ne sono stati realizzati 32. Nessuno di questi è stato sostituito con una scuola vera.
Melissa Di Sano
VENETO
In Veneto i cantieri sono stati tutti (o quasi) rimandati all’anno prossimo. Per problemi di tempistiche per lo più. E di fondi. “Datemi il nome di una scuola e ve la svincolerò dal patto” aveva promesso il presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante la sua prima visita nelle scuole a Treviso lanciando così il progetto #scuolenuove. Ma i cantieri in Veneto quasi non si sono visti. E dove sono partiti l’hanno fatto spesso con fondi già stanziati dai Comuni per l’estate e sindaci increduli, che cercano ancora di trovare una ratio tra le carte. «Avevamo segnalato la scuola Anna Frank che doveva essere rimessa a nuovo con una spesa di circa 3 milioni di euro – spiega Anna Caterina Cabino, assessore all’istruzione del Comune di Treviso – per 1,5 milioni avevamo chiesto il finanziamento, per il restante lo sbloccamento dal patto. Per ora non abbiamo ricevuto alcuna risposta». 63 mila euro sono arrivati invece a Chioggia, che ne aveva chiesti però 350 mila. «Così potremo solo sistemare qualche finestra – dice il sindaco Giuseppe Casson – non abbiamo nessuna notizia nemmeno sulla richiesta di sbloccamento di fondi del patto».
E nelle fila degli scontenti c’è anche Alvise Maniero, sindaco cinquestelle di Mira. «Avevamo chiesto 1 milione e 800 mila euro di finanziamento per risanare e ristrutturare una scuola che ha grossi problemi anche per la stabilità sismica – dice Maniero – non ci hanno dato un euro e non ci hanno nemmeno concesso di svincolarli dal patto». Qualche piccolo miracolo è riuscito, come nel caso dell’ampliamento della scuola Wolf Ferrari di Mirano. «L’abbiamo inaugurata il 13 settembre – dice il sindaco Maria Rosa Pavanello – abbiamo dato una nuova veste alla scuola, l’abbiamo ampliata, grazie allo svincolo dal patto ha un nuovo volto». E altri via libera importanti (per lo svincolo dal patto) sono arrivati, come gli 830 mila euro al Comune di Albignasego (Padova), i 312 mila a Belluno, 1,8 milioni a Caerano San Marco (Treviso), i 2 milioni a Cavallino Treporti (Venezia), i 525 mila a Luisiana (Vicenza), i 756mila a Musile di Piave (Venezia), tanto per citarne alcuni. Ma a poter «cantare vittoria» sono davvero in pochi. Per evitare di perdere la possibilità di accedere ai fondi Andrea Follini, sindaco di Marcon ha fatto un calcolo prudente sui tempi. «Il progetto c’era già ma non era ancora ad un livello esecutivo – dice – abbiamo chiesto così lo svincolo dal patto di una parte minore dei fondi nel 2014 e di una parte maggiore nel 2015. Con i 15mila euro del 2014 faremo partire i cantieri e con i 235 mila del 2015 faremo i lavori durante l’estate». Manca poco ormai invece alla realizzazione della nuova scuola materna «Lourdes» in via Buzzaccarini a Padova. Per poco più di 2 milioni di euro. Tutti soldi del Comune, però. «Ormai da cinque mesi, siamo in attesa di conoscere se il finanziamento di 700mila euro per ristrutturare l’elementare Ardigò di via Agnusdei ci verrà concesso o meno – dice l’assessore comunale alla scuola Alessandra Brunetti – sono arrivati solo 21 mila euro per il progetto #scuolebelle». Ma quella è tutta un’altra partita.
Alice D’Este
LIGURIA
All’interno del decreto legge del 2013 con il quale il governo Letta aveva assunto misure atte a favorire l’economia, erano stati stanziati per l’anno 2014 un totale di 150 milioni di euro per finanziare misure urgenti di di riqualificazione e messa in sicurezza di edifici scolastici statali. Alla Liguria erano stati assegnati quattro milioni di euro, soldi assegnati con bando regionale, ma distribuiti poi direttamente dallo Stato agli istituti scolastici. Successivamente, nel 2014, il decreto Renzi le aveva assegnato un secondo stanziamento, poco meno di 6 milioni e mezzo di euro. Per questa tranche di finanziamenti le direzioni scolastiche devono compilare e rendere pubblici i bandi di gara entro il 31 dicembre 2014, scadenza prorogata lo scorso 1° agosto (era al 31 ottobre). “I finanziamenti erogati la prima volta (i quattro milioni di euro) sono andati direttamente dallo Stato agli enti richiedenti. I lavori negli istituti scolastici sono già stati completati”, spiega l’assessore regionale all’edilizia pubblica, Giovanni Boitano. “La seconda graduatoria non è altro che una appendice della prima. Poiché i quattro milioni non erano stati sufficienti a coprire tutte le richieste, il decreto Renzi del 2014 ha provveduto ad integrare i fondi con un secondo stanziamento di circa sei milioni e mezzo, che è stato assegnato alle scuole rimaste fuori dal primo contributo”. Negli ultimi cinque anni la Liguria aveva finanziato con fondi Fas interventi e lavori di edilizia negli istituti scolastici per un valore complessivo di 26 milioni di euro.
Una seconda graduatoria è stata approvata dalla Regione nel 2014, a seguito del decreto Renzi del 2014 (Scuole sicure). I finanziamenti ammontano complessivamente a 6.492.985,93 euro. I conferimenti di denaro più elevati sono di 200mila euro e si riferiscono a un gruppo di edifici scolastici, a Genova e nelle due riviere. 200mila euro assegnati alla scuola di Quiliano (Savona) per la sostituzione di tutti gli infissi interni. Stessa cifra per la scuola di Sori, che potrà ricostruire il tetto andato distrutto da un un incendio. Duecentomila euro anche alla scuola di Via Pasteur a Bordighera (consolidamento statico), al liceo artistico Klee-Barabino in viale Sauli a Genova (realizzazione scala antincendio), alla scuola di largo Ghiglia a Imperia (impianto antincendio) e alla scuola di via val di Canepa a Sestri Levante (Genova) per lavori di manutenzione straordinaria. Infine 200mila euro anche per l’istituto di via Castagnola a Lavagna e per la scuola di via don Bosco, a San Biagio della Cima, in provincia di Imperia, rispettivamente per adeguamenti alla normativa di sicurezza e per adeguamento alla normativa antisismica. Cifre inferiori sono state stanziate per la scuola di Carcare in provincia di Savona: 180mila euro per il nuovo impianto termico, 179mila euro per interventi di manutenzione straordinaria nella scuola di Ronco Scrivia (Genova). Alla scuola di Santo Stefano Magra (La Spezia) vanno 166.879 euro per interventi di adeguamento alla normativa di sicurezza.
Renzo Parodi