Nella lettera inviata al rappresentante spagnolo della Santa Sede i sacerdoti raccontano di tutto di Santiago García Aracil: la ristrutturazione del seminario della diocesi e il rifacimento del palazzo episcopale
Gli piacciono il lusso, le belle case – all’occasione con marmo a terra, Jacuzzi e idromassaggio – e le grandi opere. A Badajoz, nella regione spagnola di Extremadura, al confine con Portogallo, lo chiamano “l’arcivescovo del lusso”. Formatosi al seminario di Valencia, città natale, è stato vescovo di Jaén, in Andalusia, dal 1988 al 2004. Oggi, dallo scorso settembre, è arcivescovo della diocesi di Mérida-Badajoz. A molti religiosi della sua curia lo stile di vita di monsignor Santiago García Aracil non piace nemmeno un po’. Così una cinquantina di preti, foglio e penna in mano, hanno denunciato il caso al nunzio apostolico del Papa in Spagna, Renzo Fratini, accusando il loro arcivescovo di “spese pazze, scandalose e imbarazzanti”.
Nella lettera inviata al rappresentante spagnolo della Santa Sede i sacerdoti raccontano di tutto: dello stile di vita sfarzoso di Aracil e soprattutto delle due grandi opere intraprese che potrebbero lasciare la diocesi con i conti in rosso per parecchi anni. Da un lato c’è la ristrutturazione del seminario della diocesi a un costo di 1,5 milioni di euro. Dall’altro il rifacimento del palazzo episcopale, il cui costo rimane ancora un mistero perfino per il tesoriere della curia. L’opera è stata affidata alla ditta Vmz Licons, senza alcun preventivo né gara d’appalto. Si tratta di un edificio nel cuore della città, comprato dalla diocesi nel 2001 e destinato agli uffici della Curia. “Contro tutti i principi di austerità e buon senso, don Santiago García Aracil ha deciso di ristrutturare il terzo piano del palazzo vescovile, volendo spostare le abitazioni già esistenti in quel piano”, dicono i sacerdoti nella lettera, piuttosto arrabbiati. Il fatto è che esiste già un edificio, a circa cento metri dal palazzo, che è la residenza ufficiale dell’arcivescovo in carica, così per i prelati ci sono solo due spiegazioni: o monsignor Aracil non vuole lasciare la residenza ufficiale (già destinata al suo successore Celso Morga) o vuole trasferirsi nel nuovo fiammante terzo piano del palazzo vescovile, una volta rassegnate le dimissioni.
Quello che i sacerdoti sanno bene invece è dove vive adesso l’arcivescovo Aracil: un appartamento di 500 metri quadri. Ma evidentemente non basta: la nuova suite di lusso, secondo il piano di ristrutturazione, prevede un enorme spogliatoio rivestito di specchi, pavimenti in marmo e legni pregiati, mobili di lusso, bagno con Jacuzzi, cucina all’ultimo grido e un salotto e uno studio rivestiti con marmo fin sulle pareti. Davanti a queste stravaganze, finanziate per di più coi soldi della chiesa, i preti pensano che il loro arcivescovo si stia comportando come un viceré e, nella lettera, chiedono al nunzio di intervenire e di mandare un nuovo pastore. Tanto più che “siamo la regione meno sviluppata della Spagna” scrivono i sacerdoti. Una regione con un tasso di disoccupazione del 29,4 per cento che tra i giovani cresce fino al 64 per cento. “Il giudizio pastorale e il buon senso ci chiedono di essere una chiesa austera, in linea con la condizione della nostra comunità e con lo spirito evangelico sul quale insiste tanto Papa Francesco”, concludono i sacerdoti nella lettera di denuncia. A monsignor Aracil, però, lo spirito evangelico di Papa Francesco probabilmente non piace molto.
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