L'autosospensione comunicata al prefetto di Brescia. Il primo cittadino diventato famoso per la mensa scolastica negata. Fino agli insulti pubblici contro un consigliere comunale, che poi si è tolto la vita
Un gesto clamoroso, che rompe gli equilibri del paese bresciano simbolo della Lega. L’opposizione nel consiglio comunale di Adro, il paesino leghista roccaforte dell’ex sindaco sceriffo Oscar Lancini (ora è vicesindaco), ha comunicato al Prefetto la decisione di autosospendersi a pochi mesi dalle elezioni. I consiglieri di minoranza hanno scritto alle principali istituzioni una dura lettera in cui denunciano la “sospensione della democrazia” e chiedono “il regolare ripristino del consiglio comunale secondo i principi della Costituzione”. Perché? Nel motivare la scelta dell’Aventino le minoranze ricordano gli scandali che hanno reso Adro in questi anni il paese più famoso della provincia leghista: dalla mensa scolastica negata ai figli dei poveri, ai bonus bebè e per gli affitti solo per gli italiani, alla scuola comunale tappezzata di simboli leghisti, alla gestione degli appalti per cui a breve l’intera giunta finirà a processo. Fino al recente suicidio del capogruppo dell’opposizione in consiglio comunale Attilio Breda, ricollegato dai compagni di lista e dai famigliari al clima politico di Adro.
“Adro è ormai diventato un paese dove i valori di democrazia e partecipazione popolare sono sospesi – scrivono i consiglieri Giordano Colleoni, Giulia Traversi, Luca Belloli e Gian Lorenzo Bertola – Dove alcuni personaggi gestiscono il bene comune come fosse proprietà personale e dove si riservano insulti e calunnie a coloro che non si allineano”. Un consiglio comunale ridotto a “luogo di mera ratifica di decisioni assunte altrove” e dove lo scontro politico è avvelenato da “attacchi personali volti a distruggere e ad infangare” chi si oppone al governo della Lega.
Tra i tanti avvenimenti traumatici di Adro i consiglieri ne ricordano uno, indicato come il “punto di non ritorno” per la loro comunità: il suicidio di Attilio Breda, capogruppo di Idea Civica, la lista d’opposizione che aveva sfidato la Lega di Lancini alle elezioni di maggio. Secondo il suo avvocato, Breda era rimasto “vittima di un linciaggio morale” da parte del vicesindaco Oscar Lancini, che a IlFattoQuotidiano.it aveva replicato parlando di “strumentalizzazione politica di un dramma umano e famigliare”.
Nel chiedere al Prefetto di Brescia – la lettera è stata spedita anche alla Procura della Repubblica – di ripristinare la legalità ad Adro i consiglieri allegano le trascrizioni degli interventi del vicesindaco Lancini in consiglio comunale contro l’ex consigliere Attilio Breda, morto il 27 settembre 2014. Attacchi “mai supportati da prove – scrivono le minoranze – scollegati dal suo ruolo di amministratore e non pertinenti”, in una occasione anche “accompagnati da minacce”. Il 10 giugno 2014, ad esempio, al primo consiglio comunale dopo le elezioni, Oscar Lancini interviene sostenendo di essersi “assunto la responsabilità in qualità di sindaco di dire certe cose sul signor Attilio Breda”, ovvero che è “un ladro (…) cacciato perché ha rubato i soldi della cassa” (una vicenda risalente a quando Breda era cassiere della sezione locale della Lega Nord, accusato di essersi appropriato di alcune migliaia di euro del partito, accuse mai provate e per cui non fu mai denunciato). Lancini viene ripreso dal sindaco Paolo Rosa, secondo cui si stava “uscendo dalle prerogative del Consiglio”.
Il 26 giugno il vicesindaco leghista torna all’attacco. La seduta viene sospesa perché un consigliere della maggioranza della Lega “si alza in piedi e minaccia con i pugni chiusi il consigliere di minoranza Attilio Breda”. Il 21 luglio sono le opposizioni ad attaccare, chiedendo alla giunta di riferire sull’inchiesta della magistratura che ha portato all’arresto dell’allora sindaco Lancini (poi scarcerato) e di parte della giunta leghista per la gestione degli appalti. Risponde Lancini: “Ma io credo che ci voglia una bella faccia a venire qui a leggere una roba del genere, con in parte (di fianco, ndr) uno che ha rubato (…) Noi quell’onta non ce l’abbiamo. Qualcun altro qui non dovrebbe stare seduto pacificamente in questo consiglio comunale. Dovrebbe vergognarsi a stare a casa sua”. Alle accuse il consigliere Breda risponde “letteralmente schifato” lasciando il tavolo e sedendosi tra il pubblico. In seguito presenterà querela contro Lancini. Mentre il sindaco Paolo Rosa liquiderà così la richiesta di chiarimenti dell’opposizione sulle vicende giudiziarie che hanno interessato la giunta: “Senza consultarmi vado a dire che questa interpellanza non sarà sicuramente discussa in consiglio comunale”.
“Se la morte di Attilio – concludono i compagni dell’opposizione nella lettera di autosospensione – potrebbe anche essere considerata un fatto personale, la sospensione dei valori democratici nella quale è accaduta è certamente un fatto pubblico, cui le istituzioni democratiche dello Stato italiano devono dare una risposta e assumere le idonee misure”. La ferita e il tracollo della comunità di Adro dopo dieci anni di governo leghista sembrano, ormai, insanabili.