Il presidente della pontificia accademia per la Vita, monsignor Carrasco de Paula: "Non giudichiamo le persone ma il gesto in sé è da condannare". La 29enne americana ha scelto l'eutanasia perché affetta da un cancro al cervello in fase terminale
Il suicidio assistito è “un’assurdità”. A dirlo è il presidente della pontificia accademia per la Vita, monsignor Carrasco de Paula, commentando il caso di Brittany Maynard, la 29enne che si è tolta la vita il 1 novembre. La giovane americana, colpita da una forma molto aggressiva di cancro al cervello, aveva annunciato la volontà di ricorrere all’eutanasia. Il 30 ottobre, però, aveva avuto posticipato la sua scelta a quando le sue condizioni fisiche sarebbero peggiorate. “Mi sento ancora abbastanza bene, provo ancora gioia, scherzo e sorrido con la mia famiglia e i miei amici e non mi sembra il momento giusto adesso”, aveva spiegato in un video. Un rinvio che è durato solo due giorni, fino al 1 novembre, quando la giovane è morta a casa sua.
Il presidente vaticano di bioetica ha spiegato come il gesto di Brittany non può essere considerato “una scelta dignitosa“, anche se non possiamo sapere “quello che è successo nella coscienza. Noi scegliamo sempre cercando il bene, il guaio è quando sbagliamo”. “La coscienza è come un santuario in cui non si può entrare. Ma riflettiamo – ha detto de Paula – sul fatto che se un giorno si portasse a termine il progetto per cui tutti i malati si tolgono la vita, questi sarebbero abbandonati completamente. Il pericolo è incombente perché la società non vuole pagare i costi della malattia e questa rischia di divenire la soluzione”. “Questa donna – continua monsignor Carrasco de Paula – ha agito pensando di morire dignitosamente, ma è qui l’errore: suicidarsi non è una cosa buona, è una cosa cattiva perché è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino. Bisogna chiedersi se è questa la morte con dignità“.
Il presidente della pontificia accademia per la Vita ha poi fatto riferimento ad un caso personale. “Mio padre è morto per un cancro al cervello. Lui è stato un grande esempio di morte con dignità poiché fino all’ultimo ha adempiuto alla sua missione in vita, una missione che tutti abbiamo, fino all’ultimo singolo giorno”. Nel caso di Brittany poi, prosegue il Carrasco de Paula, “c’è da dire che è stata accompagnata in questo gesto da un movimento, Compassion&Choice, che l’ha convinta e che ha una propria ideologia che risponde a una cultura che Papa Francesco ha sottolineato come cultura dello scarto. Quella cultura per cui ciò che non ci serve, ciò che diviene di peso per la società, anche come costi, lo buttiamo via”.
A dare la notizia della morte della giovane 29enne, infatti, è stato Sean Crowley, un portavoce dell’associazione Compassion&Choice, che lotta per il diritto all’eutanasia. “Brittany è morta, ma il suo amore per la vita e la natura, la sua passione e il suo spirito continuano a vivere”, ha dichiarato Barbara Lee Coombs, presidente dell’organizzazione che ha sostenuto Brittany. Lo stesso giorno, il suo sito thebrittanyfund.org ha diffuso il messaggio d’addio della 29enne: “Addio a tutti i miei amici e alla mia famiglia che amo. Oggi è il giorno in cui ho scelto di morire con dignità alla luce della mia malattia terminale”. Una posizione su cui prende posizione il Vaticano. “Non giudichiamo le persone – ha concluso Carrasco de Paula – ma il gesto in sé è da condannare. Una morte così non ha assolutamente nulla di degno“.