La vicenda delle elezioni per la Consulta sta ormai assumendo tratti grotteschi, e non certo a causa del M5S. Prima si insiste per mesi su candidati inaccettabili e privi dei requisiti richiesti dalla Costituzione come Violante, poi si tentano ipotesi come Sandulli che sfumano nel giro di un giorno, quando gli stessi candidati si dichiarano “indisponibili”. La confusione che regna sia a destra che a sinistra finisce così per paralizzare la Corte Costituzionale. Il MoVimento aveva indicato a suo tempo quattro nomi: Antonio D’Andrea, Franco Modugno, Silvia Niccolai, Felice Besostri. È vero, i candidati non sono stati selezionati con una consultazione, come ci si sarebbe aspettato, ma almeno si tratta di nomi di garanzia, di personalità indipendenti, scelte dal M5S per i loro meriti e capacità.
Non si vede perché il M5S debba continuare ad aspettare Godot (che non arriverà mai), anziché proporre direttamente un nome. Certo, per rispetto ai principi del MoVimento, bisognerebbe fare passare i quattro nomi scelti dai portavoce attraverso una consultazione tra gli iscritti, ma questo non dovrebbe essere un grosso problema. Al contrario: legittimerebbe i candidati, e potrebbe anche favorire la candidatura di altri esponenti indipendenti, altre personalità di spicco.
Sandulli è stata “archiviata”, come ha scritto Gasparri, per aver firmato nel 2005 una petizione contro la riforma della giustizia del centrodestra. Prova sia, questa, che sui nomi per la Consulta Pd e Forza Italia stanno semplicemente negoziando candidature di personalità legate ai partiti, tentando un accordo per uno “scambio” alla pari. Il M5S può, in questo momento, “far saltare” queste logiche, in nome dell’indipendenza della Corte Costituzionale. Ma, per farlo, serve un nome. Al più presto.