Hanno prima organizzato un sit in nell’atrio del Comune, poi si sono riuniti in assemblea nell’aula del consiglio comunale; erano almeno 200 e gridavano “non siamo macchine, ma umani”. È la rivolta dei dipendenti comunali che ha preso vita a Massa, contro i vertici politici e amministrativi del municipio. Al centro di tutto, per dirla facile, la pausa caffè. Più precisamente un atto, firmato dal segretario generale dell’amministrazione Giancarlo Bedini, che vieta tutta una serie di comportamenti ai lavoratori, dirigenti compresi: basta chiacchiere nell’atrio, basta capannelli nei corridoi, basta uscite – appunto – per la pausa caffè. Per uscire dal municipio, in orario di lavoro e per ragioni personali, il dipendente dovrà chiedere un permesso “speciale”, per un massimo di 36 ore annue, e dovrà recuperarle.

Ma le “ragioni personali” non includono la pausa caffè. Il motivo? La macchina comunale non funziona, ci sono “disservizi, disagi e ritardi nel perseguimento degli obiettivi” e, adesso, ci vuole tolleranza zero per “raggiungere gli obiettivi di qualità richiesta”. E la prima a “saltare” è proprio la pausa caffè. In caso di violazioni dei divieti poi, il segretario esplicita anche la “necessità di misure disciplinari”.

Il segretario generale vuole la “tolleranza zero” contro “disservizi, disagi e ritardi nel perseguimento degli obiettivi”

Il “giro di vite” però non è piaciuto ai sindacati, che hanno immediatamente chiesto al sindaco Alessandro Volpi di ritirare l’atto. Ci hanno provato prima con un comunicato congiunto, poi con il sit-in e l’assemblea e adesso puntano allo sciopero. “E’ dai tempi di Brunetta che non si vedeva così tanti dipendenti protestare – commenta Claudio Salvadori, segretario provinciale Uil Fp – Finora il sindaco non si è pronunciato e aspettiamo l’incontro di domani, poi ricorreremo ad altre iniziative, perché con questa direttiva l’amministrazione ha leso la dignità e la professionalità dei suoi dipendenti attribuendo a loro la colpa del malfunzionamento della macchina comunale. Questo non è altro che un’autodenuncia sulla inidonea modalità di gestione del personale. Vorrei ricordare a questa amministrazione che il personale dell’ente è sotto organico di un buon 40% mentre l’amministrazione comunale ogni anno eroga migliaia di euro in premi di risultato al segretario generale e ai dirigenti”.

Almeno 200 i dipendenti comunali (su un totale di circa 400) che hanno partecipato al presidio e all’assemblea, durante la quale molti hanno voluto prendere la parola. “Non siamo semplici ingranaggi – grida una dipendente, Rossella Sacchetti – Siamo cittadini, elettori ed esseri umani. L’amministrazione ci deve trattare comune tali”. Ma dal fronte della giunta sembra non esserci alcuna intenzione di ritirare l’atto. “L’esigenza è quella di migliorare il servizio e far funzionare al meglio la macchina comunale – commenta l’assessore al personale, Silvana Sdoga – Non mi sembra tra l’altro che ci siano note offensive nei confronti dei lavoratori. Si tratta solo di trovare il modo di migliorare”.

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