Le consultazioni popolari sono un cavallo di battaglia dei democratici, che sperano così di portare alle urne più elettori: 3 dei 5 Stati che tengono i referendum sul minimum wage hanno anche degli scontri particolarmente incerti per il Senato. Più gente va a votare, più aumentano le chance di vittoria per i dem
Non ci sono soltanto governatori, deputati e senatori. Martedì notte, nelle elezioni di medio termine, i cittadini di 40 Stati americani si troveranno a votare anche per una serie di referendum che affrontano le materie più varie: dalle armi all’aborto, dalla legalizzazione della marijuana ai minimi salariali ai finanziamenti per le scuole. Se a livello nazionale quasi tutta l’attenzione è rivolta alle sfide per la Camera e soprattutto il Senato, il voto sui referendum è comunque importante: i referendum avranno infatti, secondo molti analisti, l’effetto di aumentare l’affluenza alle urne il 4 novembre; soprattutto, essi permettono di identificare le questioni che più contano per gli americani oggi. Ecco alcuni dei temi oggetto di consultazione tra qualche ora negli Stati Uniti.
Legalizzazione della marijuana – Alaska e Oregon – più il Distretto di Columbia – potrebbero seguire l’esempio di Colorado e Washington e legalizzare la cannabis per scopi ricreazionali per i maggiori di 21 anni. Nel caso di vittoria, la nuova legge dell’Alaska consentirebbe di possedere sino a un’oncia di marijuana (poco meno di trenta grammi), o in alternativa sei piante; produzione, vendita e acquisto saranno tassati. In Oregon la legge è simile, ma più generosa, con il diritto a possedere sino a otto once (220 grammi circa). In entrambi gli Stati produzione e vendita verranno legati all’ottenimento di una licenza. I sondaggi danno i sì alla legalizzazione avanti di almeno 10 punti, dopo una campagna in cui gli antiproibizionisti hanno travolto i rivali quanto a investimenti e propaganda (in Oregon il rapporto è stato addirittura di 25 contro 1). L’argomento decisivo è stato quello economico. La speranza è quella di ripetere l’esperienza del Colorado, che tra gennaio e giugno ha raccolto 18,9 milioni di dollari in tasse da produzione e vendita della cannabis. Un’ultima nota. In Florida gli elettori voteranno sulla legalizzazione della marijuana per scopi medici.
Aborto – Colorado, South Dakota e Tennessee votano il 4 novembre su temi che riguardano la “personhood“. Soprattutto il voto di Colorado e South Dakota appare particolarmente importante. In South Dakota il quesito invita a dichiararsi su un emendamento che definisce “vita” l’inizio della concezione e protegge “inalienabile diritto alla vita” in ogni fase dello sviluppo del feto. In Colorado gli elettori dovranno dire sì o no a un emendamento alla Costituzione, che modifica il codice penale e definisce come “persone” gli esseri umani non nati. La misura è ovviamente un modo per criminalizzare l’aborto: se un feto è considerato “persona”, l’interruzione di maternità è un omicidio di cui si rendono responsabili la madre e il medico. Gli abitanti del Colorado hanno rifiutato leggi simili nel 2008 e nel 2010 con una maggioranza del 70%. La cosa non ha fermato gli antiabortisti, secondo cui la battaglia sulla personhood è l’opzione vincente dei prossimi anni.
Armi – Si vota in Alabama e Washington. In Alabama il quesito è chiaro: il referendum chiede di imporre “uno scrutinio severo” per ogni futura misura che possa limitare il diritto di portare un’arma da fuoco. Più complessa, per certi versi paradossale, la situazione nello Stato di Washington, dove si confrontano due misure opposte. L’Initiative 591 impedisce al governo dello Stato di imporre controlli agli acquirenti di armi “sino a quando ciò non venga deciso dal governo federale” (cosa al momento impossibile, visto che qualsiasi tentativo di imporre dei limiti a fucili e pistole è naufragato a livello federale). L’Initiative 594 dice esattamente il contrario, cioè vuole che chi acquista un’arma sia sottoposto a maggiori controlli. Il paradosso è che entrambi i referendum potrebbero risultare vincenti e a questo punto le autorità dello Stato si troverebbero a dover applicare due misure totalmente opposte.
Minimi salariali – Si vota per alzare il minimo salariale in Alaska, Arkansas, Illinois, Nebraska e South Dakota. In Alaska l’obiettivo è portarlo a 9.75 dollari entro due anni (dagli attuali 7.75 all’ora); l’Arkansas punta a 8.50 (con un aumento del 25%) e l’Illinois a 10 dollari entro il 1 gennaio 2015; in Nebraska i minimi salariali dovrebbero aumentare a 9.25 dollari entro il 2016, in South Dakota a 8.50. I quesiti referendari sul lavoro sono con ogni probabilità destinati a passare, come già successo nei 10 Stati che dal 2000 hanno tenuto referendum simili. I referendum sono anche un cavallo di battaglia dei democratici, che sperano in questo modo di portare alle urne più elettori: tre dei cinque Stati che tengono i referendum sul minimum wage hanno anche degli scontri particolarmente incerti per il Senato. Più gente va a votare, dunque più aumentano le possibilità di vittoria per i democratici.
Caccia – In Maine un referendum vuole limitare la caccia agli orsi; in Michigan gli ambientalisti cercano di impedire che siano i lupi a essere uccisi.