I conti sul numero dei posti messi in palio proprio non tornano: ne sono stati richiesti 1.900 in più di quanti previsti dal bando (3mila). Si rischia di bloccare tutto: problemi anche in Campania e Lazio
Non solo il problema delle graduatorie per le supplenze, prima in ritardo e poi sbagliate a Milano. In Lombardia è caos anche per il secondo ciclo Tfa, il Tirocinio formativo attivo che abilita all’insegnamento. Il concorso avrebbe dovuto essere completato entro il 30 novembre. Ma a meno di un mese dalla scadenza, le prove scritte sono state sospese in attesa di comunicazioni dal ministero. Perché i conti sul numero dei posti messi in palio proprio non tornano: ne sono stati richiesti 1.900 in più di quanti previsti dal bando (3mila). E questa differenza rischia di bloccare il concorso.
Posti in soprannumero richiesti da università telematica. Colpa del pasticcio che vede protagonisti l’Urs (l’Ufficio scolastico regionale Lombardia), il Coreco (il Comitato regionale per il Coordinamento), il Cineca (lo stesso Consorzio che ha dato vita all’incredibile errore nei test di specializzazione a Medicina), il Miur. E l’università telematica E-Campus, creata da Cepu: è stato l’ateneo privato con sede a Novedrate, in provincia di Como, a inserire nel sistema il numero di posti in eccesso che ha fatto saltare il banco. Ma dalla Brianza smentiscono ogni tipo di responsabilità, e accusano le istituzioni. È Alfonso Lovito, direttore generale dell’ateneo, a ricostruire le dinamiche dell’accaduto a ilfattoquotidiano.it: “La procedura prevede una riunione generale fra Coreco, Usr e università per la ripartizione dei posti su base regionale. Quest’incontro c’è stato, a luglio, e noi ne siamo stati esclusi. A settembre quando abbiamo elaborato la nostra offerta formativa a settembre, non avendo ricevuto alcuna comunicazione, abbiamo fatto richiesta per tutti i frequentanti che eravamo in grado di ospitare”. Peccato, però, che intanto i 1.900 posti in Lombardia erano già stati distribuiti. Ma Lovito tiene a precisare la posizione di correttezza del suo ateneo: “Se abbiamo potuto inserire i nostri dati nel Cineca è perché eravamo autorizzati a farlo, non abbiamo certo ‘crackato’ il sistema”.
E-campus, l’ateneo di mister Cepu. E-Campus, infatti, è un’università ufficialmente riconosciuta dal ministero dell’Istruzione dal 2006. La data, probabilmente, non è casuale: a firmare il decreto istitutivo fu Letizia Moratti, ex ministro dell’Istruzione del governo di Silvio Berlusconi. A cui è molto vicino Francesco Polidori, anche noto come “Mister Cepu”, presidente onorario della Fondazione che promuove E-Campus. Otto anni fa il riconoscimento suscitò accese polemiche perché avvenuto contro il parere del Cun (Consiglio universitario nazionale) e dell’agenzia nazionale per la valutazione (oggi diventata Anvur). Forse è anche per questo che nessuno ha messo al corrente E-Campus della riunione di luglio. “La verità è che esistiamo da quasi un decennio, ma nessuno ci considera”, afferma Lovito.
Regolamento di conti fra università. Nel procedimento per la definizione del bando è mancato il dialogo prima, poi nessuno ha controllato che i posti richiesti dalle università corrispondessero al fabbisogno. E quando al ministero si sono accorti dell’inghippo il guaio ormai era fatto. Quello che assomiglia tanto ad un regolamento di conti nel mondo universitario, però, rischia di paralizzare la carriera di decine di migliaia di ragazzi e ragazze che aspirano a fare gli insegnanti, e si erano iscritti alle prove di selezione per il secondo ciclo del Tirocinio. Il ministero aveva fissato al 29 ottobre il termine ultimo per il “riallineamento” dell’offerta formativa, ma la situazione non si è sbloccata. Nessuno vuole retrocedere dalla propria posizione e tantomeno restare fuori dal Tfa, un vero e proprio business intorno a cui girano decine di milioni di euro (il costo medio di un corso è di circa 2.500 euro a studente): il 10 ottobre una riunione per la ridefinizione dei posti è stata disertata dagli altri atenei; lunedì 24 in un secondo incontro il Coreco ha riaffermato la validità della prima ripartizione, escludendo E-Campus. Ma l’università telematica non ci sta e minaccia azioni legali. “Noi abbiamo tutti i diritti e i requisiti per attivare il Tfa. Il ministero rifletta e decida quello che ritiene giusto, ma sappia che se ne assumerà tutte le conseguenze”.
Attesa per la decisione del Miur. Sulla vicenda (e sulla versione fornita da E-Campus) l’Usr Lombardia al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni, trincerandosi nel silenzio. Tutti aspettano la decisione del Miur, che il 22 ottobre è stato costretto per il momento a sospendere le prove che erano già state calendarizzate per il mese di novembre. Problemi analoghi si sono verificati anche in Campania e Lazio, ma è soprattutto il caso della Lombardia a bloccare tutto: i posti messi a bando dal secondo ciclo di Tfa sono 22.540 in tutta Italia. Prima di procedere, è necessario sciogliere i nodi della loro distribuzione (anche perché gli scritti e gli orali si svolgono nei singoli atenei dove i candidati si iscrivono). Migliaia di ragazzi (a presentare la domanda di iscrizione alla prima prova erano stati addirittura in 147mila) attendono di sapere come, dove e quando potranno svolgere l’esame da cui passa il loro sogno di diventare insegnanti. Con il rischio di un maxi-ricorso che potrebbe lasciarli in sospeso, e portare il Tfa in tribunale.
articolo aggiornato dalla redazione web il 4 novembre alle 15:00