Tecnologia

Agenda digitale, Italia in ritardo. E il paese scivola nella competitività internazionale

I dati presentati dall'osservatorio del Politecnico di Milano: attuati solo 18 dei 53 provvedimenti previsti per raggiungere gli obiettivi. Confindustria: "Spread digitale costa 25 miliardi all'anno"

Il verso per l’Agenda digitale non è ancora cambiato. Il passaggio dal governo Letta a quello di Matteo Renzi non ha ancora prodotto l’impulso necessario per sbloccare i lavori e permettere all’Italia di risalire la china delle classifiche internazionali. Secondo la Digital Agenda Scoreboard, che misura lo stato di digitalizzazione dei Paesi europei, il Paese sconta ancora un pesante gap rispetto alla media Ue, in particolare su sviluppo di eCommerce e utilizzo di Internet (-19% rispetto alla Svezia, prima in classifica), eGovernment (-17%) e disponibilità di servizi Internet (16%). Questo si riflette sulla competitività dell’economia visto che i Paesi con migliori performance nella Digital Agenda Scoreboard sono anche i primi nella classifica Doing Business della Banca Mondiale che misura la capacità di fare impresa.

Secondo Elio Catania, presidente di Confindustria digitale “lo spread digitale tra la nostra e le altre economie europee ha raggiunto ormai i 25 miliardi di euro l’anno”. In più, dal 2012 a oggi i governi che si sono succeduti hanno adottato solo 18 dei 53 provvedimenti attuativi, tra regolamenti e regole tecniche, previsti per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, e su alcuni di questi si accumulano oltre 600 giorni di ritardo. Solo per fare un esempio, i decreti attuativi per l’avvio della fattura elettronica hanno atteso oltre due anni per essere varati.

I dati arrivano dall’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentato ieri mattina a Roma, secondo cui sono disponibili 1,7 miliardi di euro per finanziare l’Agenda. Si tratta di risorse insufficienti alle quali si aggiunge la mancanza di un piano chiaro e organico delle azioni da realizzare e delle risorse a disposizione, una definizione precisa degli obiettivi e piena chiarezza sugli interlocutori. Troppe le figure coinvolte con provvedimenti che devono essere varati “di concerto” con la presidenza del consiglio e altri quattro o cinque ministeri.

Le aree che hanno particolare bisogno di una decisa accelerazione sono sanità digitale (6 azioni in ritardo su 7 pianificate), giustizia digitale (4 azioni in ritardo su 4), Smart cities (4 azioni in ritardo su 4), anagrafe, identità e domicilio (4 azioni in ritardo su 5). Ma è difficile che il ritardo possa essere recuperato. L’azione del governo si è concentrata infatti su pochi obiettivi che partono con l’eliminazione del digital divide con la copertura a 2 Megabit di tutta la Penisola entro il 2014 slittata al 2015. Poi c’è la digitalizzazione della Pubblica amministrazione con i tre grandi progetti legati all’anagrafe centralizzata, l’identità digitale e la fatturazione elettronica e infine il sostegno alle aziende innovative.