Una difesa ripetuta due volte in Aula. “Menzogne ripetute per due volte alle Camere”, accusano Sel e M5s. Nel mezzo un video integrale reso pubblico dal programma Gazebo su Rai3 che mostra come sono andati i fatti (guarda qui). La scivolata del ministro dell’Interno Angelino Alfano si gioca sulle cariche agli operai dell’acciaieria Ast di Terni durante la manifestazione a Roma del 29 ottobre. Cariche nemmeno citate nella prima argomentazione, e che invece durante la discussione sulla mozione di sfiducia in Parlamento (poi respinta dall’Aula) cita all’improvviso come “autodifesa” dei poliziotti. Dalla sua parte il silenzio impacciato del governo che lascia solo il capo del Viminale, ma nemmeno lo attacca. Così come aveva fatto l’ex premier Enrico Letta quando in discussione c’era invece l’affare Shalabayeva.
Immagini alla mano, ad essere messe in dubbio sono le parole utilizzate dal ministro per ricostruire i fatti. La prima difesa va in scena al Senato, giovedì 30 ottobre, all’indomani delle manganellate del reparto mobile della polizia. Questa è la ricostruzione dei fatti: “E’ subentrata la preoccupazione che alcuni manifestanti volessero in realtà dirigersi verso la vicina stazione Termini, atteso che tale voce era stata colta dai funzionari di polizia in servizio a piazza dell’Indipendenza. Un folto numero di manifestanti, dando vita ad un improvviso corteo, si è diretto verso via Solferino e, visto lo sbarramento opposto dalla polizia, ha poi deviato verso altre vie limitrofe che conducono, comunque, a piazza dei Cinquecento e, quindi, alla stazione Termini, rafforzando la preoccupazione che già era stata avvertita, cioè, che volessero dirigersi alla stazione”.
Il primo dubbio: nessuna prova che gli operai volessero andare verso la stazione Termini
E qui c’è il primo dubbio sulla ricostruzione di Alfano: nessuna immagine video documenta l’intenzione dei manifestanti di andare verso Termini. Osservando le immagini di Gazebo, anzi, si nota come il corteo, guidato dai leader sindacali di diverse sigle, non vada verso via Solferino, ma al contrario, come ricostruito anche da Repubblica, vada verso destra di piazza Indipendenza con l’intenzione di entrare in via Curtatone. Si tratta di una strada che dirige al ministero dello Sviluppo economico e non “a piazza dei Cinquecento”, come invece detto dal ministro. La stazione Termini è dall’altra parte, non verso la destra della piazza. Quindi “la voce” che sarebbe stata raccolta dell’intenzione di occupare la stazione non trova riscontro, fino a prova contraria. Ma non solo: non sembra esserci quell’impedimento fisico (“sbarramento opposto dalla polizia”) a cui si riferisce il ministro dell’interno che avrebbe portato alla deviazione. Piuttosto ad un certo punto il corteo si muove in modo spontaneo, si avvicina a uno schieramento del reparto mobile della questura e un funzionario di polizia grida: “Caricate! Caricate!”.
Secondo dubbio: la polizia non ha dato il segnale di Alt al corteo
Ma non finisce qui. “Al corteo – ha continuato Alfano – è stato inutilmente intimato l’alt, per cui si è in breve arrivati ad un concitato contatto fisico tra manifestanti e polizia, da cui è conseguito il ferimento di quattro manifestanti e di quattro operatori della Polizia di Stato, un funzionario e tre agenti del reparto mobile, i quali tutti hanno riportato lesioni guaribili da un minimo di tre ad un massimo di quindici giorni”. Secondo dubbio. Riguardando le immagini non risulta che ci sia stato questo segnale di alt. E il “concitato contatto fisico”, come evidenziato anche dalla ricostruzione di Repubblica, è in realtà una carica dei poliziotti: all’ordine del funzionario seguono le manganellate contro gli operai. Ad un certo punto, dopo la carica, il funzionario di polizia grida al segretario Fiom Maurizio Landini: “Ditecelo, dovete dircelo dove andate”. Indicando piuttosto che nessuno lo aveva avvertito che ci fosse l’intenzione di andare al ministero.
Terzo dubbio: Alfano non dice che Landini era in prima fila nel corteo caricato
Terzo dubbio. La prima difesa di Alfano in Aula si chiude con un riferimento all’arrivo di Landini. “È poi sopraggiunto il segretario generale della Fiom Landini – ha spiegato – il cui intervento ha contributo a riportare la calma tra i manifestanti. In seguito ha avuto avvio un breve negoziato per l’autorizzazione ad effettuare un corteo verso la sede del Ministero dello sviluppo economico, che si è concluso positivamente, con la definizione di un percorso concordato”. Ma le immagini dicono altro. Landini non è “sopraggiunto”, ma, come dimostrano non solo i video di Gazebo, ma anche altri filmati, era nelle prime file a cercare di fermare le manganellate. E “il breve negoziato” di cui parla il ministro è ben altro: il segretario Fiom grida “siamo lavoratori” e spiega che le reali intenzioni sono quelle di andare “al ministero dello sviluppo”. Nessuno, neanche questa volta, parla della stazione Termini.
Quarto dubbio: solo nel secondo discorso in Aula Alfano parla di “cariche”
Per questo la versione del ministro dell’Interno non convince né Sinistra ecologia e libertà né il Movimento 5 stelle. Ma nella seconda difesa in Aula, Alfano ribadisce la stessa ricostruzione: “Era stato intimato l’alt, l’ordine non è stato ascoltato dal corteo ed è seguito lo scontro tra polizia e manifestanti. Al momento cruciale, gli agenti erano in numero esiguo e la carica è stata ordinata a sostegno di quei pochi agenti che altrimenti non sarebbero riusciti a impedire che il corteo uscisse dalla piazza”. Quarto dubbio: questa volta Alfano riconosce quindi che ci sia stata “una carica” delle forze dell’ordine. Anche se le dinamiche sono ancora una volta confuse: “Dai filmati -ha osservato il ministro – si è visto che un pugno di poliziotti veniva spintonato da un numero molto superiore di manifestanti nel tentativo di forzare un blocco e di violare l’alt che gli era stato intimato; si è visto e sentito come un funzionario di polizia, nell’intendimento di andare a supporto dei poliziotti che cercavano di resistere ad una certa pressione dei manifestanti, abbia ordinato la carica”.