Sono stati acquistati dai boss con i soldi della droga, della prostituzione e altri reati. Adesso ospitano le sedi di enti e associazioni che hanno finalità sociali. In tutto sono 138 gli edifici che nella Milano che corre verso Expo sono stati strappati dalle mani delle mafie e assegnati dal Comune tramite bando. Uno di questi, in via Momigliano 3, è gestito dalla Coop Zero Laboratorio di Utopie Metropolitane che si occupa di progetti educativi per famiglie e minori. Giovedì 6 novembre ospiterà il concerto per arpa e soprano della Scuola di musica “Claudio Abbado”, che inaugurerà la terza edizione del Festival dei beni confiscati, un’iniziativa organizzata dal Comune di Milano in collaborazione con Libera, Radio Popolare e altre organizzazioni (qui il programma).

Spettacoli, letture teatrali, dibattiti, proiezioni di docufilm, pedalate e intrattenimento per i bambini: una serie di eventi che si tiene dal 6 al 9 novembre nei luoghi appartenuti ai padrini e oggi trasformati in avamposti di legalità, a cui parteciperanno numerosi ospiti, tra cui il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, Walter Veltroni e Nando dalla Chiesa. Un’occasione per parlare di lotta alle mafie italiane e straniere. Argomento che è sempre di attualità nella regione e nella città più ricche d’Italia. Lo dimostra l’ultima operazione del Ros dei carabinieri, che la scorsa settimana ha portato in carcere 13 persone accusate di far parte della ‘ndrangheta. E lo dimostrano gli ultimi dati dell’Agenzia Nazionale. In cinque anni il Comune di Milano ha ricevuto dallo Stato e messo a bando 161 unità immobiliari confiscate. Oltre alle 138 già affidate, altre 14 sono in fase di assegnazione. Mentre per 9 è stato avanzato l’interesse da parte di associazioni.

Ma questa è solo una minima parte dei 708 beni sottratti alla criminalità organizzata in tutta Milano e nella sua provincia (gli ultimi dati disponibili risalgono al 2012), che ancora oggi si trovano nelle mani dello Stato, in attesa di uscire dalla palude della burocrazia e di essere consegnate al Comune. Edifici ormai morti che hanno riacquistato nuova vita. Come il centro sportivo Ripamonti di via Iseo, che non è un bene confiscato, ma la cui gestione era finita nella sfera d’influenza del clan Flachi. E successivamente sfregiato da un incendio nel 2011. Oggi l’amministrazione comunale ha stanziato 1,6 milioni per il rifacimento della piscina e per una serie di interventi sugli spogliatoi e i servizi.

Il numero degli immobili confiscati sale a mille se si estende la panoramica a tutta la Lombardia. Una cifra che piazza la regione al quarto posto nella classifica nazionale dietro Sicilia, Campania e Calabria, e davanti alla Puglia. Venerdì 7, il presidente di Libera don Luigi Ciotti, Nando dalla Chiesa, il rettore dell’Università Statale, Gianluca Vago e  l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino inaugureranno la Casa della Legalità, in via Curtatone. “Un presidio permanente nel cuore della città – spiega l’assessore – Un luogo dove i cittadini potranno confrontarsi e discutere di lotta alla mafia durante tutto l’anno, non solo durante i giorni del Festival”.

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