Il segreto è in un gene che produce un enzima, chiamato sirtuina 1 (Sirt1), capace di rallentare gli effetti dell’età. Su questo gene si stanno concentrando le ricerche. Secondo uno degli ultimi studi "è possibile disegnare piccole molecole in grado di rallentare l’invecchiamento e ritardare la comparsa e lo sviluppo di molte malattie legate all’età nei mammiferi"
La chiave per rallentare il processo d’invecchiamento sarebbe contenuta all’interno del nostro stesso organismo. Il segreto è in un gene che produce un enzima, chiamato sirtuina 1 (Sirt1), capace di rallentare gli effetti dell’età. Su questo gene si stanno concentrando le ricerche di nuovi farmaci cosiddetti anti-aging. Secondo uno studio dell’Harvard University e dell’University of New South Wales australiana, pubblicato sulla rivista Aging Cell a firma del genetista molecolare David Sinclair, “agendo sul gene della sirtuina, è possibile disegnare piccole molecole in grado di rallentare l’invecchiamento e ritardare la comparsa e lo sviluppo di molte malattie legate all’età nei mammiferi, compreso l’uomo. Entro il 2050 – si legge nello studio – saranno un miliardo e mezzo le persone di età superiore ai 65 anni, e questo rappresenterà un serio problema per l’economia globale. Nasce da qui – sottolineano gli autori – il bisogno urgente di nuovi trattamenti per promuovere l’invecchiamento in salute”.
In base alle previsioni degli autori, nuovi farmaci per contrastare gli effetti dell’età potranno essere disponibili entro cinque anni. “Abbiamo scoperto geni che controllano come l’organismo combatte l’invecchiamento – afferma David Sinclair, a capo del team di ricerca -. Questi geni, se vengono attivati nella maniera giusta, possono avere effetti potenti, riscontrati finora almeno sui topi, fino a invertire l’invecchiamento”. “Una maggiore attività del gene della sirtuina – si legge nello studio – prolunga la durata di vita nei topi, migliorandone il coordinamento motorio, aumentando la loro densità ossea, stabilizzando i livelli di glucosio nel sangue e riducendo i processi d’infiammazione”.
Il genetista australiano per approfondire le sue ricerche ha creato una start up, poi venduta all’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline, di cui lo stesso Sinclair è consulente scientifico. Uno studio pubblicato lo scorso anno su Science dallo stesso gruppo di Sinclair, mostra che i farmaci anti invecchiamento già sperimentati, un centinaio, agiscono sempre sullo stesso enzima, attraverso un meccanismo molecolare comune. Una delle molecole considerate più promettenti, per la sua capacità di attivare il gene Sirt1, è il resveratrolo, sostanza antiossidante presente in piccole quantità nel vino rosso, i cui effetti benefici sulla salute sono studiati e dibattuti da tempo. “Le prime sperimentazioni cliniche condotte sull’uomo – conclude Sinclair – hanno mostrato che le molecole in grado di prolungare la durata di vita nei topi sono sicure anche sugli esseri umani, manifestando capacità antinfiammatorie”.