“Renzi fa visita alla Italcementi, ma dovrebbe venire a vedere come si sta dove i cementifici chiudono”. E’ questo il succo di una lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi dai membri dell’assemblea dei lavoratori di uno stabilimento di Pontassieve (dove vive la famiglia del premier) ora di proprietà della Colacem ma in passato in mano proprio al gruppo bergamasco. Un messaggio che arriva a pochi giorni dalla visita di Renzi alle linee produttive del gruppo della famiglia Pesenti, subito dopo il vertice degli industriali bresciani nella sede della Palazzoli.
Gli operai dello stabilimento toscano in fase di chiusura chiedono che Renzi stia più vicino ai lavoratori che rischiano il posto, invece di presenziare agli incontri degli industriali: “Caro presidente Renzi – inizia la lettera -, abbiamo letto che Lei è andato all’inaugurazione di nuovi impianti Italcementi (azienda che mercoledì è stata oggetto di un’ispezione da parte della Consob e della Guardia di Finanza, ndr) e abbiamo pensato che dovrebbe venire anche dove i cementifici chiudono; è successo nel suo Comune, lo sa, a Pontassieve. Venga a dirci come possiamo far ripartire il lavoro. Noi, dopo aver passato mediamente 30 anni della nostra vita in quello storico cementificio, circa due anni fa siamo stati ceduti al Gruppo Colacem. Subito dopo lo stabilimento è stato fermato e ora è in fase di chiusura definitiva”.
I lavoratori ricordano al premier che con il Jobs Act la cassa integrazione straordinaria alla quale chiedono di ricorrere verrebbe cancellata. Questo li ha spinti a scrivere direttamente al presidente del Consiglio: “L’avvio di moderni impianti in alcuni cementifici – continuano – avviene contemporaneamente a una drammatica ristrutturazione del settore, con migliaia di posti di lavoro persi o a rischio. Una ristrutturazione che noi e molti altri abbiamo subito senza un luogo dove poter discutere della crisi in atto e delle politiche industriali per farvi fronte. E sì che questa richiesta l’abbiamo fatta durante questi anni. Ora utilizziamo gli ammortizzatori sociali perché non troviamo lavoro, e temiamo che questa situazione possa durare ancora degli anni”.
Gli operai, però, precisano che non stanno chiedendo al presidente del Consiglio di non inaugurare nuovi impianti, ma che il suo primo pensiero dovrebbe andare “anche e soprattutto dove gli impianti chiudono, per prendere impegni su come far ripartire l’economia di aree sempre più deindustrializzate e senza lavoro come quella del Valdarno, dove lei vive e che conosce benissimo”.