Lo scrittore racconta di un futuro fatto di un totalizzante ma dolce controllo 24/7 da parte di nuovi software e app creati da un'azienda ultra hi-tech. "Mentre scrivevo il libro non ho mai pensato alle grandi compagnie Usa, come Facebook o Twitter", ha spiegato l'autore al New York Times
Facebook, Twitter e Youtube non possono che impallidire di fronte a SeeChange e TruYou. Parola di Dave Eggers che nel suo nuovo romanzo “Il Cerchio”, appena uscito in libreria per Mondadori, racconta un futuro distopico fatto di totalizzante ma dolce controllo 24/7 da parte di nuovi software e app creati dell’azienda ultra hi-tech The Circle, prototipo avveniristico della quotidianità definitivamente digitalizzata situato in uno spazio simile alla Silicon Valley. Videocamerine ultraleggere, grandi come una goccia d’acqua e ad energia solare a soli 59 dollari, le prime; un singolo e definitivo account per l’identità online che azzera troll e rende civile ogni forum web, il secondo.
Le invenzioni della The Circle sono solo la punta dell’iceberg di una società futura che appare appena dietro l’angolo del nostro oggi fatto di banali post e sms. Basta un leggero slittamento di senso e dal 2014 si può tranquillamente finire nel mondo “normale” inventato da Eggers che ha come protagonista la giovane Mae Holland, laureata in psicologia e che da impiegata nell’azienda pubblica del gas finisce nel settore “customer experience” della The Circle, grazie alla spintarella dell’amica Annie, già finita in pochi mesi nella “gang dei 40”, i cervelloni dell’azienda. 160 ettari di vetro e acciaio opacizzato come uffici, scrive Eggers, con una fontana di Calatrava, aree picnic, tennis, centri yoga, biblioteca, canile, night club, vecchi cantanti anni settanta che allietano dal vivo gli impiegati in corridoio, area lunch a nove piani, “mattonelle per terra con su scritto “Sogna”, “Innova” e “Respira”: tutto alla luce del sole, o alla trasparenza del vetro, visto che tutti vedono tutti in una sorta di struttura/panopticon alla Jeremy Bentham. Mae è il giovane pulcino gettato nella mischia, anche se in pochi giorni dalla semplice funzione di addetta alla risposta delle richieste dei clienti, nulla di differente da un qualunque call center delle attuali compagnie telefoniche, diventa
(a parte quando va in bagno) e agli algoritmi di TruYou che hanno combinato tutte le informazioni online sue, e di milioni di utenti, rimaste fino a quel momento divise.
“Mentre scrivevo il libro non ho mai pensato alle grandi compagnie Usa, come Facebook o Twitter”, ha spiegato Eggers al New York Times alcuni mesi fa (il libro negli Usa è uscito a fine 2013, ndr), “non ho mai visitato nessun campus e non so nulla di come vengono gestite queste aziende. Volevo che “The Circle” fosse una società che unisse tutti i servizi disparati del web che vengono offerti oggi. Qualcosa che penso potrebbe accadere”. Difficile non pensare però che tra i “Tre Saggi” che dirigono l’azienda – Tom Stenton il capitalista che ostenta ricchezze materiali; Bailey, il comunicatore affidabile che conserva oggetti e metodi del passato – il terzo Ty Gospodinov, genio informatico, 25enne, felpa con cappuccio, “uomo nella migliore delle ipotesi impacciato nei rapporti con la gente, nella peggiore completo disastro interpersonale” non sia Mark Zuckerberg. “Chiaro, ho chiesto il parere di qualche esperto di tecnologia”, ha detto Eggers, “ma per la maggior parte questo è stato solo un processo di pura fiction speculativa”.
Mezzi e fini dell’azienda “The Circle” riscrivono i contorni del controllo dittatoriale del Grande Fratello in “1984” di George Orwell, ma riadattandolo ad una versione apparentemente soft dove il gruppo di potere economico più che politico, fornisce ai suoi dipendenti/sudditi non più solo “il bastone” contro cui ribellarsi, ma anche e soprattutto “la carota” per essere perennemente adorati. Così se la “The Circle” per Mae può sembrare il paradiso in terra, c’è pur sempre un senso di disagio, una “lacrime nera”, che Eggers innesta nella mente della ragazza, o come lo ha definito in un’intervista “il lato oscuro dell’ottimistico soluzionismo digitale”.
Mae rimane con un vago senso di inquietudine più vicino alle sensazioni provate dal protagonista de “La Vita Agra” di Luciano Bianciardi davanti al grattacielo Pirelli di Milano che vuole abbattere. All’ottavo romanzo, Dave Eggers si è già misurato con il cinema (suoi gli script di American life e Nel paese delle creature selvaggie, o il soggetto di Promised Land), e con la letteratura distopica in una sorta di enciclopedia divertissement, “Futuro Dizionario d’America” (Isbn) dove alcune voci avveniristiche del futuro dell’umanità vengono descritte con sarcasmo in compagnia di Jonathan Safran Foer, Jonathan Frantzen e Kurt Vonnegut. “Non ho idea di come cambierà il web in futuro e cosa accadrà a chi vi resisterà”, ha spiegato al NYT, “Davvero, non so cosa succederà dopo. Sicuramente alcune paure le ho e il romanzo è stato un modo per modellarle in una narrazione romanzata e donarle al lettore. Mi scuso in anticipo”.