Ha partecipato alla festa per la prima comunione della nipote di un imprenditore, assolto in primo grado ma con procedimento penale ancora pendente in appello per contrabbando e ricettazione aggravati dal metodo mafioso. Per questa e altre sue “condotte che appaiono quantomeno improntate a profili di superficialità e approssimazione”, il plenum del Csm ha deciso di trasmettere gli atti che riguardano il giudice della Cassazione Claudio D’Isa” ai titolari dell’azione disciplinare, cioè al ministro della Giustizia e al procuratore generale della Cassazione.
Il magistrato è stato uno dei componenti del collegio che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset. La decisione di mandare gli atti al ministro Orlando e al pg della Suprema corte è stata presa all’unanimità, cosi come quella di archiviare “allo stato” il fascicolo che era stato aperto sul giudice al Csm. L’interveto di Palazzo dei marescialli era stato deciso dopo che alcuni articoli su Libero e sul Fatto Quotidiano avevano riferito della presenza del giudice al ricevimento per la prima comunione della nipote dell’imprenditore Vincenzo Terenzio.
Un caso nato nel maggio scorso a seguito di alcuni articoli di stampa: un servizio del quotidiano Libero in cui si raccontava che il magistrato aveva partecipato a un ricevimento organizzato per la prima Comunione della nipote di un imprenditore, Vincenzo Terenzio,e si parlava di presunti “interessamenti” su processi pendenti in Cassazione che D’Isa avrebbe compiuto su richiesta del figlio Dario, avvocato; interessamenti che sarebbero emersi da intercettazioni compiute nell’ambito di un’inchiesta per usura che coinvolgeva quest’ultimo. Prima di giungere alle sue conclusioni, il Csm ha compiuto un’istruttoria nell’ambito della quale ha ascoltato lo stesso D’Isa. L’invito a recarsi alla cerimonia a Lugano gli fu rivolto da suo figlio, ha raccontato il magistrato, e lui e sua moglie lo accolsero proprio tenuto conto del momento difficile che questi stava attraversando. Fu Terenzio a mettere a disposizione l’auto per raggiungere Lugano e fu ancora lui ad ospitare a casa sua il giudice e la moglie: ma “a mala pena” il magistrato ricordava di averlo conosciuto tempo prima sempre tramite suo figlio. E solo alla fine del soggiorno il giudice apprese dallo stesso imprenditore delle sue vicende giudiziarie, tant’è che all’indomani lui si lamentò con il figlio manifestando il suo “profondo imbarazzo”, e questi gli spiegò che non gli aveva detto nulla perchè intanto Terenzio era stato assolto dalle accuse che lo riguardavano pur essendo la sentenza ancora pendente in appello.
Quanto agli “interessamenti” su processi pendenti in Cassazione, da una relazione e da atti inviati al Csm dalla procura di Torre Annunziata si evince – sottolinea la delibera – che “vi sono conversazioni telefoniche intercettate, nel corso delle quali il figlio Dario avrebbe chiesto al genitore di potersi consultare con lui su un processo per abusivismo edilizio a carico di tale Giuseppe Donnarumma: lo stesso avvocato avrebbe inoltre domandato al padre di controllare lo stato delle cose presso le cancellerie, richiesta peraltro inevasa dal giudice D’Isa che gli avrebbe genericamente risposto che tutti gli uffici erano chiusi”.