“Laudato si mi Signore
per frate vento et per aere
et nubilo et sereno et omne
tempo per lo quale a le tue
creature dai sustentamento”
S.Francesco d’Assisi
Dalla pianura emiliana percorrendo l’autostrada A1 si nota, guardando a occidente, la lunga dorsale appenninica per lo più formata da cime della stessa altezza, ma, nelle vicinanze di Modena l’occhio nota immediatamente la cuspide del monte Cimone, 2165 metri d’altezza, la più alta di tutte, la più elevata dell’Appennino settentrionale, ed è lassù che devo andare.
Questo weekend ottobrino lo dedicherò a un’escursione su un sentiero unico nel suo genere con un nome anch’esso originale: il sentiero dell’atmosfera. Inaugurato nel 2004 sui fianchi di questa piramide che ha visto crescere il campione di sci Alberto Tomba, in alcuni punti è lastricato di pietre e, partendo da Pian Cavallaro, in trecento metri mi porterà alla cima. Il fatto che sia un sentiero didattico lo si intuisce subito; ogni cinquanta metri tabelle esplicative spiegano all’escursionista in modo chiaro e semplice concetti quali, PM10, CO2 e i vari tipi di nuvole che si possono vedere. In vetta ci sono i laboratori del Cnr dedicati a Ottavio Vittori, e l’osservatorio meteo tra i più importanti al mondo. Da lassù la visuale di 360 gradi spazia fino alle Alpi, giù la scura cappa di smog che ricopre la pianura padana mi fa venire in mente la frase che Ulf Marbold, astronauta tedesco, pronunciò quando dagli oblò della navicella in orbita vide giù la Terra: “Fu la prima volta nella mia vita che vidi l’orizzonte curvo. Era delimitato da una sottile striscia blu scura, la nostra atmosfera. Fui terrorizzato dalla sua apparente fragilità”.
Sotto quella striscia blu scura c’è la biosfera in cui si sviluppa e vegeta la vita. Qui avvengono i fenomeni meteorologici che rendono possibile tutto questo rispetto agli altri pianeti conosciuti e senza vita: temporali, alluvioni, siccità, nevicate. Fu in una Londra di fine ottocento, attanagliata dallo smog, che un farmacista di nome Luke Howard coltivava un hobby: guardare il cielo e capire, riflettere su ciò che vi scorgeva. “Anche il cielo fa parte del paesaggio”, scrisse sul suo diario. E grazie a quest’oceano gassoso, sempre in perpetuo movimento alla ricerca di un equilibrio, che si formano i fulmini, le piogge, le nubi più varie, e l’attenta osservazione del loro movimento, forma, altezza, direzione permette di ricavare informazioni sul tempo che farà, anche a un non esperto. E grazie a quel farmacista innamorato delle nuvole, sono state classificate e distinte in 3 categorie: nubi alte (oltre i 6000 metri), nubi medie (fra i 2500 e i 6000 metri), nubi basse (sotto i 2500 metri ).
Categoria a parte sono le nubi a sviluppo verticale e vorticoso, i cumuli nembi, le classiche nubi estive temporalesche che rovesciano grandi quantità d’acqua e fulmini in poco tempo.
Di seguito una serie di fotografie che ho scattato durante le mie escursioni, ricordando sempre che è indispensabile nello zaino un impermeabile per sé e per l’attrezzatura fotografica.
“A me i nuvoloni grigi piacciono moltissimo! Sono molto più complicati e interessanti dei cieli azzurri senza nuvole. Se i nuvoloni grigi fossero persone sarebbe quello di cui mi piacerebbe conoscere la storia. E’molto più interessante capire cosa potrebbe nascondersi dietro uno strato di nuvole che avere sempre di fronte una tavola azzurra.”
Kate Morton
“Strana la faccenda delle nuvole, se non ci fossero in cielo come potresti ammirare al meglio un tramonto e lo spettacolo del sole che sorge. Amo le nuvole, mi ricordano come sia bello il sole.”
Stephen Littleword