Il senatore bersaniano: "Letta aveva diviso la destra. Il premier ha riportato al centro l'ex Cavaliere e ha frenato la diaspora dentro Ncd". La novità è che l'intesa con Verdini comincia a destare qualche perplessità anche tra i renziani. E Lucrezia Ricchiuti, area Civati: "C'è malumore tra tanti colleghi, anche se non lo dicono"
“Renzi prende il potere a patto di riportare Berlusconi al centro del sistema politico. Diceva di volerlo ‘asfaltare’ e invece si stanno facendo una bella strada insieme”. A pronunciare questa frase a ilfattoquotidiano.it è il senatore Pd Miguel Gotor. Il secondo rinvio a giudizio per Denis Verdini, trait d’union tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi per la stesura del cosiddetto Patto del Nazareno, scuote gli animi dei democratici, ormai confusi sul da farsi. Cinquanta, 60, forse addirittura 70 parlamentari sono pronti ad alzare le barricate al grido di “no Verdini”. Ad aprire le danze è stata l’intervista dell’Huffington post a Massimo Mucchetti: “Si apre nel caso di Verdini – scandisce – non già la questione della sua permanenza a Palazzo Madama, che non è in discussione, ma l’opportunità che sia il principale negoziatore e testimone del patto del Nazareno”.
A Montecitorio Verdini è stato il caso del giorno. Visi scuri e bocche cucite hanno accompagnato il lungo pomeriggio in cui il patto del Nazareno ha rischiato di scricchiolare. Da un capannello a un altro rimbalzava la seguente domanda: “Perché continuare a trattare con un rinviato a giudizio?”. “Ma non lo scegliamo noi, lo sceglie Berlusconi”, ribatteva con un filo di sarcasmo un renziano della seconda ora. “Noi avremmo preferito dialogare con persone che non hanno problemi con la giustizia. Ma non siamo noi a deciderlo, Forza Italia non è solo Verdini. Sarà Berlusconi a decidere chi sarà il proprio ambasciatore. Ancora non c’è la sentenza definitiva. Il problema è che loro sono stati legittimati dai voti delle politiche e delle europee”.
Secondo il senatore Gotor bisogna riavvolgere il nastro per comprendere cosa sia successo negli ultimi dieci mesi: “Il problema c’è ed è un problema che proviene da lontano. Soltanto chi aveva gli occhi foderati di prosciutto o un mero opportunismo faceva finta di non vederlo”. E ancora: “Il punto politico – spiega il senatore bersaniano – è che Letta cade dopo aver diviso la destra. A quel punto l’ex premier ottiene un risultato politico molto importante, la nascita di un partito che si chiama Ncd. Ma Renzi riporta al centro Berlusconi, Letta cade, e di fatto l’attuale premier frena la diaspora all’interno del centrodestra. Perché se Ncd invece di fermarsi a 33 senatori avesse superato i 40, Berlusconi sarebbe stato politicamente finito”.
Ma tornare indietro appare impossibile. L’unica carta a disposizione della minoranza Pd, è quella di portare il caso alla prossima direzione, che – stando agli ultimi report del Nazareno – dovrebbe tenersi a metà mese. In quella sede la fronda degli oppositori al premier non dovrebbe limitarsi all’area Civati, e ai soliti senatori, come Corradino Mineo. La vera novità è che “anche all’interno del gruppo renziano comincia a destare un po’ di perplessità l’accordo con Berlusconi e Verdini. Del resto alla fine da questo rapporto non è uscito nulla di definitivo. Le riforme sono al palo. E la legge elettorale è lontana dall’essere ratificata. E noi, parlamentari, cosa raccontiamo ai cittadini che rappresentiamo?”. Ma non c’è solo la legge elettorale. Perché. come afferma la senatrice Lucrezia Ricchiuti, non sono stati affrontati “il falso in bilancio, la revisione della prescrizione, l’autoriciclaggio e una lotta seria all’evasione fiscale”. Ma la Ricchiuti si spinge addirittura oltre: “C’è malumore fra tanti colleghi. Tanti colleghi non condividono la linea del premier, ma non lo diranno mai. Perché dire questo, ovvero dire no al patto del Nazareno, significa non essere candidati al prossimo giro”.
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