Pranzi e cene “offerti a cittadini simpatizzanti”, viaggi e pernottamenti in albergo, spese per automobili private, acquisti in panetteria, dal fruttivendolo, in gioiellerie, pelletterie, cartolerie, negozi di ferramenta, di elettronica, di casalinghi e di impianti elettrici. Tutto pagato con soldi pubblici. La Corte dei Conti torna a colpire l’ex consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia per le sue “spese pazze”: ad essere condannato questa volta è stato Gaetano Valenti (Pdl), il quale dovrà risarcire la Regione per un totale di 24.400 euro, a cui si aggiunge il pagamento delle spese processuali (630 euro). Gli acquisti contestati – effettuati nel 2011 – rientrano nelle cosiddette “spese di rappresentanza” e sono stati reputati, dal procuratore regionale Maurizio Zappatori, inopportuni e “non supportati dall’indicazione dei motivi e delle circostanze che li avrebbero determinati”. Un parere in larga parte condiviso dai giudici della sezione giurisdizionale della Corte dei conti presieduta da Alfredo Lener.

Tra le spese riferite alla “divulgazione” delle attività del gruppo consiliare, si trovano pranzi e consumazioni offerti a “cittadini simpatizzanti”, pernottamenti e affitti di sale “non meglio precisati”, scontrini per l’acquisto di pennelli, pittura e fotografie. Né mancano le trasferte effettuate – a detta dell’ex consigliere – “nell’interesse del gruppo” . Tra le spese che indicherebbero “attività di aggiornamento” vi sono scontrini di consumazioni, taxi e parcheggio (per un totale di 528 €) risalenti a un viaggio a Stoccolma per il Capodanno 2011. Un corso di aggiornamento che non ha evidentemente convinto il pm contabile, anche perché l’interessato “non ha fornito alcun elemento utile a dimostrare l’esistenza di un’effettiva attività di aggiornamento”.

Quanto all’importo imputato da Valenti a finalità di rappresentanza (7500 euro), la magistratura ha sottolineato come gli scontrini allegati a giustificazione delle spese sostenute si riferiscano a “consumazioni effettuate presso bar, gelaterie, ristoranti, nonché ad acquisti effettuati presso negozi di pane e dolci, verdurai, gioiellerie, pelletterie, negozi di ferramenta, di elettronica, di casalinghi, di impianti elettrici, di ricambi auto e gommisti, supermercati e altro”. Nel lungo elenco si trovano anche spese per l’automobile privata dell’ex consigliere (e per quella del coniuge): la riparazione di un telecomando (36 euro), la sostituzione degli pneumatici (prima 520 euro e poi altri 200), l’assicurazione dell’auto (524), il tagliando di manutenzione (226), il bollo dell’automobile del coniuge (257), una vignetta autostradale (30) e spese per riparazioni varie.

La mancanza delle opportune motivazioni dei rimborsi “sarebbe sintomatica – per la Procura Regionale – di un atteggiamento di assoluto disinteresse nella gestione del denaro pubblico”. La situazione è quindi viziata “non solo da violazioni di legge, ma anche da eccesso di potere in quanto illogica, irrazionale e contraria ai principi di buon andamento e di imparzialità delle pubbliche amministrazioni”. Sul fronte penale, intanto, il pm Federico Frezza ha inoltrato lo scorso maggio l’istanza di rinvio a giudizio per 22 indagati, la gran parte dei quali ex consiglieri regionali. Tra di loro rientra anche Valenti, in compagnia – oltre che ai colleghi di partito – di eletti nelle liste del Pd e della Lega Nord.

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