Gli standard europei trovano casa dalle parti di Zingonia, per il resto è notte fonda. É una fotografia nota, ma non per questo meno amara quella che il Cies Football Observatory dà del nostro pallone: la Serie A è ultima tra le cinque maggiori leghe del continente per giovani sul rettangolo di gioco. L’organizzazione svizzera ha calcolato il numero dei ragazzi del vivaio scesi in campo in questo avvio di 2014. Discriminante: aver trascorso almeno tre anni nel club tra i 15 e 21. Solo il 9,6% dei protagonisti della massima serie risponde a queste caratteristiche, contro il 24,6% della Ligue 1 francese. Sono distanti anche le percentuali della Liga (22,4%), della Bundesliga tedesca (16,4%) e della Premier League, dove il 13,9% dei calciatori è homemade. La media delle cosiddette Big5 supera il 17%, il nostro contributo è decisivo per il passo indietro rispetto alla stagione precedente.
Tra i cinquanta club che hanno allevato il maggior numero di professionisti solo cinque provengono dalla penisola. L’Atalanta contende la nona piazza a Arsenal e Bordeaux con 22 giovani lanciati, cinque di loro sono ancora nella rosa neroblu a differenza degli 11 francesi e dei 9 Gunners. Seguono Inter e Roma, rispettivamente con 18 e 17 talenti promossi, quasi tutti ceduti negli anni. Si fermano a 14 Milan ed Empoli, nelle zone basse della top50. Per la Juventus e le altre nemmeno una menzione. Inarrivabile per tutti il Barcellona e la sua cantera. La Masia, il centro di allenamento blaugrana, garantisce 13 giocatori a Luis Enrique e una trentina alle altre squadre europee. Segue il Manchester United con 36 e il Real Madrid a quota 34. L’Olympique Lione assieme ad Athletic Bilbao e Real Sociedad, con la loro autarchia basca, si dimostrano club fatti in casa con 15 elementi cresciuti a domicilio.
Anche l’anagrafe dei giocatori descrive la mancanza di orizzonti del nostro pallone. Secondo il report del Cies Football Observatory nelle ultime due settimane di gare il Verona è stata la squadra più anziana di Europa: nel match contro il Milan gli undici in campo avevano in media 31 anni. Un successo a cui hanno contribuito il 37enne Toni e i 35enni Marquez e Agostini. Il primato assoluto, però, rimane dei rossoneri che nel 2009 schierarono una formazione da 33,3 anni di media. Dietro gli scaligeri troviamo il Torino, con un collettivo invecchiato 30 anni e tre mesi, mentre tra i primi dieci figurano anche Juventus, Roma, Milan e Parma. Tra i 20 club più vecchi d’Europa la metà arranca sui campi della Serie A.
Anche in questo caso le buone pratiche arrivano dalla Spagna: due domeniche fa il Valencia ha affrontato il Deportivo La Coruna con un gruppo che superava di poco i 24 anni di età. Applausi, almeno in questo caso, allo United di Van Gaal che è la seconda compagine più giovane con una media di 24,6 anni. Di poco più datati i cagliaritani, che sono in controtendenza rispetto al paese a quota 25. “C’è una correlazione altamente positiva tra le partite giocate in gioventù nei campionati principali e il futuro percorso di carriera” ha spiegato Raffaele Poli, responsabile dell’Osservatorio. Secondo lui il problema è che i club più ricchi “si dimostrano riluttanti a dare una possibilità ai giocatori delle accademie, anche a quelli di prospettiva”. L’Italia non può giocarsi nemmeno questa giustificazione.