Un numero che a molti non dirà nulla, 916, scelto per dare il nome a un progetto (L’Extravergine 916, appunto) che mira alla tutela di una delle eccellenze della gastronomia italiana, l’olio. E 916 è proprio il peso specifico dell’extravergine di oliva, scelto come simbolo di un’opera di selezione dei migliori prodotti italiani per promuovere consumo (e acquisto) consapevole.
I “testimonial” di L’Extravergine 916 saranno alcuni chef molto noti del panorama italiano e internazionale, nomi del calibro di Cristina Bowerman, Roy Caceres, Fabio Ciervo, Francesco Apreda e Daniele Usai. Usando il prodotto all’interno delle loro cucine potranno prima di tutto testare in prima persona le differenze fra un olio e l’altro e la poliedricità di questo ingrediente, spesso sottovalutato e, secondariamente, sensibilizzare ad un utilizzo più cosciente. In questo senso va letta anche la nascita di 916 Experience, un programma di iniziative in cui chef e locali aderenti verranno coinvolti in diverse operazioni, fra cui la realizzazione di menù speciali, completamente dedicati all’olio.
Al centro di L’Extravergine 916 i concetti come varietà e tracciabilità degli oli, oltre alle diverse peculiarità organolettiche. Nella pratica, ogni varietà di oliva ha un ben definito “profilo sensoriale” che è dato dalle differenze di terreno e clima, ma anche dalle tecniche di raccolta, lavorazione e conservazione. Per un olio extravergine di vera qualità, si vuole che queste fasi siano rese trasparenti, tenendo traccia dei vari passaggi che portano l’oliva dal moggio alla tavola.
Per risalire a queste informazioni e per conservarle, gli oli selezionati dal progetto avranno una sorta di carta di identità (uno specifico CDIF OEVO), documento di riconoscimento che accompagnerà ogni bottiglia e ne racconterà la storia, garantendo agli occhi del consumatore l’intera filiera dell’extravergine, dall’uliveto fino alla tavola.