Elezioni imminenti, stavolta quelle regionali, e puntuale arriva il comunicato: scuole chiuse per elezioni. Maledetti seggi elettorali nelle scuole.
Non basta che ogni governo in modo sistematico tagli fondi all’istruzione, che le scuole non abbiano la carta igienica, che gli insegnanti (quelli bravi) siano sempre più demotivati, che gli altri (quelli meno bravi) tirino a campare, che il contributo volontario di inizio anno finisca in un calderone di cui nessuno renderà conto in barba alla trasparenza, che lo stesso contributo non viene mai specificato come “obbligatorio solo per un terzo del totale”, che i libri di testo cambino di una virgola per far cambiare l’edizione, che il costo della mensa sia ingiustificato rispetto alla scadente qualità della stessa, che i programmi siano basati sulla disconoscenza di quanto accaduto negli ultimi cinquant’anni, non basta, non basta mai.
La scuola è come la figlia della schifosa per ogni governo da troppo tempo a questa parte, e siccome non basta ecco che la scuola diventa bivacco per ogni tornata elettorale: fuori tutti che ci son le urne, lezioni sospese che tanto non imparate un tubo, bambini a casa che tanto recuperano con la televisione. Ma è mai possibile che la scuola debba volgarmente essere subordinata per ogni maledetta tornata elettorale? E per chi, poi? Una classe politica che ormai rappresenta (fatta eccezione per quella luce in fondo al tunnel che si chiama speranza immortale) un solo schieramento, quello di chi ha perso fiducia o che lucrano?
I miei figli, che fanno le elementari, saranno contenti, felicissimi, fine settimana lungo, lunghissimo. Ma ho il dovere di dirgli la verità: la vostra scuola, anche questa volta, chiude, sottraendovi un diritto allo studio, per avallare un altro diritto: eleggere il futuro, se non si son mangiati anche quello.
Un paese che chiude le scuole per le elezioni promuove eletti ignoranti.