“Sindaco e Provincia sapevano che l’argine sarebbe crollato, ma hanno fatto come Ponzio Pilato: se ne sono lavati le mani”. A parlare è Giorgio Vanelo, titolare di una delle segherie che si trovano nell’area in cui il torrente Carrione, a Carrara, ha sfondato l’argine distruggendo tutto: macchinari, auto, mobili, intere case e interi fondi. Ma tutto ciò si poteva evitare. L’imprenditore insieme ad altri colleghi della zona aveva consegnato alla Provincia quattro esposti nel giro di due anni per avvisare che nell’argine, costruito nel 2007 e certificato nel 2009, c’erano infiltrazioni e fessure e che rischiava di crollare. Lettere rimaste tutte senza risposta. Tranne l’ultima, del febbraio 2014, in cui il dirigente alla difesa del suolo, Stefano Michela, scrive di aver effettuato il sopralluogo, di aver sentito il progettista delle opere, Franco Del Mancino, e che il muro “non presenta criticità di tipo strutturali”. Era l’aprile del 2014, 7 mesi fa.
Adesso gli imprenditori e i cittadini che hanno subito danni si dicono pronti a denunciare il sindaco, Angelo Zubbani e la Provincia. “Erano le 5 del mattino quando il torrente ha esondato – spiega Vanelo – Se fossero state le 8, qualcuno sarebbe sicuramente morto. Io prima di inviare gli esposti alla Provincia, li ho mandati al sindaco. Un vero primo cittadino sarebbe venuto a controllare, ma lui non lo ha fatto”.
Intanto la procura di Massa Carrara ha disposto il sequestro dell’argine. Il pm, Rossella Soffio, indaga per disastro colposo; con la consulenza di un tecnico si accerterà se le modalità di costruzione furono corrette. Quello che si sa, al momento, è che ai tempi dell’assegnazione dell’appalto il dirigente provinciale alla difesa del suolo era Giovanni Menna, tra gli indagati per lo scandalo della gestione di Cermec (società di gestione dei rifiuti in provincia di Massa Carrara) e tra quelli per l’alluvione di Aulla nel 2011. La ditta che ha eseguito i lavori è la Giovannini Costruttori con sede principale a Roma e sede secondaria a Narni; direttore dei lavori era, appunto, Franco Del Mancino, ingegnere chimico. Essendo l’importo sotto i 500mila euro – l’appalto era da 400mila – è stato rilasciato un certificato di “regolare esecuzione”, invece del collaudo, firmato dal direttore dei lavori stessi – il certificato di regolare esecuzione deve comunque contenere tutti gli atti di un collaudo ordinario.
Ma un altro “buco” sui lavori effettuati dalla Provincia si trova anche più a monte del Carrione, all’altezza della statale Aurelia. Il torrente ha esondato anche lì, nello stesso punto in cui è uscito nel 2012 provocando milioni di euro di danni. “Nel 2012 ho perso tutto – racconta una residente, Laura Nigrelli – I danni ammontavano a 70mila euro e mi hanno rimborsato solo di 2mila. E l’altra notte il torrente mi è venuto a trovare un’altra volta”. La Provincia nel 2012, per mettere in sicurezza l’argine, ha iniziato a costruire un muro, lato Carrara, con il quale avrebbe allargato l’alveo del torrente. Ma il nuovo argine non è mai stato terminato. Da un anno i lavori sono bloccati, il muro è come una bandiera a mezz’asta “simbolo – dice – dalla noncuranza del territorio” e il Carrione, nonostante i soldi spesi – la cifra non è chiara – continua a esondare. E sempre negli stessi punti.