Il premier aveva promesso di realizzarla "entro giugno", ma a oggi è stato approvato solo un primo provvedimento sul civile. Nebbia fitta su prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio. Casson (Pd): "Problema politico con Ncd". Buccarella (5 Stelle): "Nessun accordo, ma siamo pragmatici"
Con quattro mesi di ritardo rispetto al cronoprogramma di Renzi e a due mesi dal consiglio dei ministri che la dava già per confezionata, ieri la Camera ha finalmente approvato il primo tassello della attesissima riforma della giustizia. Ma, appunto, solo il primo e meno delicato tassello, contrariamente alle promesse di Matteo Renzi. “Confermo entro giugno la riforma del welfare e della giustizia”, assicurava il presidente del Consiglio il 14 di quello stesso mese (il 19 febbraio l’aveva promessa entro luglio). Tutto messo nero su bianco nel “cronoprogramma delle riforme”. Ma finora l’unico testo diventato legge dello Stato è quello sull’arretrato civile. “Il primo passo di un percorso complesso” secondo il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ma all’appello mancano ancora sei dei sette provvedimenti attesi, e di questi solo uno, sulla responsabilità civile dei magistrati, è al vaglio (travagliatissimo) del Senato. Degli altri se ne sa poco o nulla. L’Associazione nazionale dei magistrati è già sul piede di guerra e non esclude la possibilità di uno sciopero delle toghe: che fine hanno fatto corruzione, prescrizione e falso in bilancio? “Perché è più facile intervenire sulle ferie dei magistrati ed è tanto difficile fare una riforma della prescrizione?” ha chiesto ieri al Governo il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli dagli studi di La 7.
Prescrizione: lo stop del governo, poi il nulla. Tutto ciò che riguarda il penale è fermo al palo. Sulla prescrizione la Camera aveva iniziato a lavorare già prima dell’estate ma poi era arrivato, puntuale come su altri provvedimenti, lo stop del Governo che chiedeva di attendere i testi della riforma. Le bozze presentate a fine agosto dall’esecutivo prevedevano due anni di sospensione dopo la condanna di primo grado e un anno di tempo alla Cassazione per chiudere il procedimento. Una soluzione ritenuta debole dall’Anm e di cui comunque continua a mancare il testo definitivo. Tutto ciò mentre in Senato restano congelati gli emendamenti Pd che prevedono la fine della prescrizione dopo la sentenza di primo grado o dopo il rinvio a giudizio. Una soluzione molto più in linea con quanto avviene negli altri Paesi e con le richieste dei magistrati, ma finita nel cassetto per volontà dell’esecutivo.
“Il problema è politico” spiega a ilfattoquotidiano.it il senatore Pd Felice Casson. “Sui temi che riguardano la giustizia penale questa maggioranza sarà destinata sempre a spaccarsi: di fronte a certe questioni l’Ncd torna alla sua vecchia maggioranza e vota sulle stesse posizioni di Forza Italia e Lega”. Secondo Casson è questo il motivo per cui il ddl anticorruzione, presentato inizialmente da Grasso, è fermo in Senato da mesi. “Quel disegno di legge che riguardava anticorruzione, concussione, prescrizione, riciclaggio autoriciclaggio, falso in bilancio era pronto a fine maggio” continua Casson. “Alcuni dei nostri emendamenti erano stati firmati anche dai 5 Stelle. Ma poi è arrivata la sospensione in attesa della riforma del Governo”. Visto che la riforma continua a latitare, dopo 5 mesi si potrebbe ripartire da lì.
M5S: “I provvedimenti fermi? Disposti a votarli”. Solo pochi giorni fa lo ha nuovamente chiesto al Presidente Grasso il Movimento 5 Stelle, formalmente sostenuto anche dai senatori Pd. “Noi siamo pronti a votare i nostri emendamenti” conclude Casson “se c’è la volontà politica”. L’ipotesi tra le righe è quella di riproporre su questi temi l’intesa tra Pd e M5S che in queste ultime ora ha permesso di sbloccare l’elezione dei membri della Consulta e del Csm. Una convergenza non strutturata, ma puntuale. “Non c’è nessun accordo tra il M5S e Pd”, chiarisce a ilfattoquotidiano.it il senatore 5 stelle Maurizio Buccarella “ma noi siamo pragmatici: possiamo votare insieme alcune cose e contro tante altre”. Del resto della volontà del M5S di convergere con il Governo sui temi dell’anticorruzione è prova quell’incontro tra la delegazione dei senatori grillini e il ministro Orlando avvenuto lo scorso giugno. Ma di cui non se ne fece più nulla.
Falso in bilancio: bozza a ostacoli. Tra gli atti della riforma attesi, ma di cui continuano a circolare solo le bozze, anche il ddl sulla criminalità e i patrimoni illeciti, che secondo il Sole 24 ore, dopo essere stato scritto e riscritto, è arrivato al Quirinale solo lunedì scorso. È quello che dovrebbe contenere il ripristino del falso in bilancio. Per Buccarella il ritardo ha una sola ragione: l’ostruzionismo di Forza Italia al ripristino del reato che proprio il governo Berlusconi decise di depenalizzare: “Abbiamo il legittimo e fondato sospetto che questo rallentamento sia dovuto agli accordi tra Renzi e Berlusconi, che oggi si dicono scricchiolanti” dice il senatore “Se l’intesa davvero scricchiola lo vedremo anche da come proseguirà l’iter dei provvedimenti che riguardano l’anticorruzione”.
L’autoriclaggio arriva al Senato. Ma annacquato. Intanto il Senato si prepara a discutere, il prossimo 11 novembre, il testo della legge sul rientro dei capitali nascosti all’estero (voluntary disclosure), già approvato dalla Camera e che contiene anche l’emendamento sull’autoriciclaggio. Un testo che doveva inizialmente fare parte del ddl sulla criminalità, che era ad un certo punto già apparso come emendamento del Governo al ddl anticorruzione e su cui alla fine si è consumato un prolungato braccio di ferro interno alla stessa maggioranza. Con il risultato che il testo ne è uscito annacquato rispetto alle iniziali intenzioni del governo e che adesso sarà oggetto al Senato di una nuova battaglia a suon di emendamenti.
Processo civile e processo penale? Non pervenuti. Rispetto ai provvedimenti presentati dal consiglio dei ministri a fine agosto mancano infine quelli sul processo civile, sul processo penale, sull’estradizione e sulla magistratura onoraria. Di questi ad oggi non si ha più alcuna notizia.