È un comma piccolo piccolo, inserito tra le pieghe della legge di Stabilità. Sono solo due righe, ma peseranno per tre miliardi e mezzo di euro sulle casse delle Regioni del Mezzogiorno. Per finanziare l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, infatti, il governo di Matteo Renzi vuole “drenare” risorse dal Piano di Azione e Coesione, ovvero i fondi europei assegnati da Bruxelles alle Regioni del Sud Italia. A stabilirlo è l’articolo 12 della legge di Stabilità 2015, ovvero quello che prevede appunto l’abolizione dei contributi previdenziali per chi assuma a tempo indeterminato: al terzo comma si disciplina come il governo centrale finanzierà quell’intervento prendendo i soldi proprio dal Piano di Azione e Coesione. Un “drenaggio” che peserà in totale per tre miliardi e mezzo di euro: un miliardo l’anno verrà sottratto alle regioni del Sud per il periodo compreso tra il 2015 e il 2017, mentre nel 2018 saranno deviati da Roma altri 500 milioni.
A sollevare il caso il presidente della commissione bilancio della Camera, il deputato del Pd Francesco Boccia entrato in polemica sul tema con il sottosegretario Graziano Delrio. “Solo a Delrio non è chiaro quanti e quali fondi sono stati sottratti al Sud: quattro miliardi dalle risorse per lo sviluppo del Mezzogiorno con il Piano di Azione e Coesione. Ma il sottosegretario Delrio insiste dicendo il contrario: atteggiamento semplicemente incomprensibile” dice Boccia su Facebook. Delrio dal canto suo aveva dichiarato che il taglio da tre miliardi per il Sud non era tra le intenzioni del governo. Eppure l’articolo 12 della legge di stabilità parla chiaro, anzi chiarissimo dato che al quarto comma prevede come i fondi da “drenare” alle Regioni del Sud siano da individuare tra le somme non impegnate dalle stesse Regioni al 30 settembre 2014. “Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Gruppo di Azione Coesione provvede all’individuazione delle specifiche linee di intervento oggetto di riprogrammazione” continua la norma, che in pratica prevede un taglio ai fondi direttamente proporzionale ai soldi che ogni singola Regione non è riuscita a spendere nell’ultimo piano operativo settennale.
È noto come tra le Regioni più incapaci ad impegnare i fondi europei ci sia la Sicilia: tra il 2007 e il 2014 l’isola oggi governata da Rosario Crocetta è riuscita a spendere appena la metà dei quattro miliardi di fondi strutturali messi a disposizione da Bruxelles. Ancora più tragica la situazione del piano: sempre nel piano operativo settennale 2007/2014 alla Regione Siciliana sono stati assegnati due miliardi e 631 milioni di euro, ma soltanto duecentomila euro risultano essere stati impegnati fino ad ora. Logico dunque che il “drenaggio” previsto da Renzi interessi soprattutto i fondi che Bruxelles eroga all’isola più a sud d’Europa: secondo una stima approssimativa dei tre miliardi e mezzo che alla fine il governo taglierà alle regioni del sud, almeno uno sarà preso dai fondi assegnati alla Sicilia.
“Togliere risorse al Sud per finanziarie gli sgravi fiscali alle imprese é una scelta scellerata: chiediamo al nuovo assessore all’Economia appena sbarcato da Palazzo Chigi cosa ne pensa e se sa quantificare le risorse che verranno sottratte alla Sicilia” dice il deputato siciliano di Sel Erasmo Palazzotto. Il riferimento è ad Alessandro Baccei, l’economista fiorentino inviato pochi giorni fa a fare da assessore al Bilancio del nuovo governo varato da Crocetta. Baccei, infatti, è un fedelissimo di Delrio, che lo ha voluto fortissimamente come uomo di sua fiducia spedito a guardia dei conti siciliani. Non è ancora un commissariamento formale, ma poco ci manca.