Ho aderito alla petizione del Fatto Quotidiano “Chi sa parli, verità per Stefano Cucchi”, convinto che la pressione e l’indignazione dell’opinione pubblica italiana possano contribuire in modo determinante all’individuazione dei responsabili della morte di Stefano.
È inquietante che per sette giorni Stefano sia stato un desaparecido, sottratto alla vista, all’amore e alla cura della sua famiglia.
Dal 15 al 22 ottobre 2009, invece, Stefano ebbe a che fare con oltre un centinaio di funzionari pubblici.
E allora, è altrettanto inquietante che se la “verità processuale” pare non aver detto nulla di ciò che accadde davvero cinque anni fa, ciò possa dipendere dal fatto che da quel centinaio di persone non sono pervenute le informazioni necessarie o che di informazioni del genere non se ne è tenuto conto.
Cinque anni sono tanti, insopportabilmente tanti. Ma non sono troppi perché si arrivi a quella che Stefano, come usiamo dire a Roma, avrebbe chiamato la “sincera verità”.