L'ex Cavaliere, per evitare di diventare "politicamente irrilevante", apre al premio per la lista e non per la coalizione, nonostante la maggior parte di Forza Italia sia contraria. A scriverlo sono La Stampa e Repubblica
Sì a Matteo Renzi e alle riforme proposte dal suo governo. E sì anche all’Italicum e al premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione, anche se Raffaele Fitto considera l’eventuale via libera un “cedimento suicida”. Silvio Berlusconi vuole tenere fede al patto del Nazareno, mentre il presidente del Consiglio ribadisce la sua linea anche alla cena romana dei finanziatori Pd: sulle riforme “se qualcuno si ferma, noi andiamo avanti”. Quel “qualcuno”, come scrivono La Stampa e Repubblica, comprende anche “la stragrande maggioranza dei parlamentari azzurri”.
Ma più del partito compatto, Berlusconi vuole scacciare l’ombra dell’irrilevanza politica nel caso in cui decidesse di rompere il dialogo col premier. In sostanza, “la paura di essere abbandonato in un angolo dallo stimato Matteo“. Il primo sì al premio alla lista era arrivato dal leader di Fi il 17 settembre. Poi Verdini si attivò per frenarlo, ma dopo 49 giorni dal leader Pd arriva l’aut aut. L’accordo è quindi da trovare entro martedì 11 novembre, quando alle 16 “Anna Finocchiaro incardinerà in commissione la legge elettorale, l’Italicum già approvato alla Camera“. Per quel giorno, l’intesa dovrà essere completa. Verdini quindi “ha comunicato la disponibilità al premio di maggioranza alla lista, ma ha chiesto di tenere lo sbarramento al 5% e i capilista bloccati”.
Una via prevista dal Nazareno con la quale, come spiega Repubblica, “si arriverebbe a una Camera composta da circa 70-80 per cento di nominati. Il restante 20-30 per cento dei deputati scelte con le preferenze apparterebbe solo al partito vincente, il Pd”. Modalità favorevole per Berlusconi, perché gli consentirebbe di scegliere uno per uno i nomi da mandare a Montecitorio. Ma ci sono anche ipotesi alternative, tra cui il listino bloccato solo per il 30 per cento degli eletti (quindi il resto è eletto in base alle preferenze) o la riduzione dei collegi da 120 a 80. La clausola di salvaguardia per Forza Italia, però, aggiunge La Stampa, è che “prima si trasformi il Senato in Camera non elettiva”. Il tutto per evitare di andare ad elezioni anticipate. Ma quella clausola Renzi vorrebbe cancellarla, per conquistare il duplice premio di maggioranza nei due rami del Parlamento. Ed è su questo che si tratta.