Un miliardo di dollari per costruire l’erede della Bravo: a tanto ammonta l’investimento della Tofas, la joint-venture di Fiat in Turchia, per avviare la produzione di tre nuovi modelli di segmento C a partire dal 2016, principalmente per l’esportazione. La Bravo è uscita di produzione lo scorso luglio a Cassino; lo stabilimento italiano, che lavora a ritmo ridotto perché oggi assembla soltanto la Giulietta, dovrebbe diventare il polo di riferimento per il marchio Alfa Romeo.

Secondo Automotive News Europe, i tre nuovi modelli Fiat prodotti in Turchia saranno una due volumi, una tre volumi (con la “coda”) e una familiare: la prima rimpiazzerà la Bravo, la seconda sarà l’erede della Linea (in vendita solo in Europa orientale e in Turchia), mentre la station wagon andrà a colmare il vuoto lasciato nella gamma dall’uscita di produzione della Stilo Multiwagon, nel 2008.

I tre modelli saranno costruiti sulla base dell’architettura FCA denominata “small US wide” o “B wide”, già usata per la 500L, e non sul pianale più grande della Giulietta, evidentemente giudicato troppo costoso. Così come la decisione di spostare la produzione della compatta Fiat – non è dato sapere se si chiamerà ancora Bravo – dall’Italia alla Turchia rientra nel disegno di contenimento dei costi essenziale per un modelli che farà parte della linea “razionale” del marchio e non di quella “emozionale” imperniata sulla famiglia 500.

L’anno scorso Tofas aveva annunciato un investimento 520 milioni di dollari per costruire 580.000 unità della nuova berlina a tre volumi, ora aggiunge che costruirà anche 700.000 unità fra la nuova due volumi e la station wagon, portando l’investimento complessivo a un miliardo di dollari. Dunque 1,28 milioni di veicoli costruiti in sette anni, fra il 2016 e il 2023, a un ritmo medio di 182.000 l’anno.

piano prodotti Fiat 2014-2018

La Fiat non ha ancora commentato il comunicato della Tofas, di cui possiede il 37,86%, ma il progetto corrisponde a quanto annunciato dal gruppo italo-americano durante la presentazione dell’ultimo piano industriale il 6 maggio scorso. Come si vede dallo schema qui sopra, proiettato a Detroit quel giorno, per i mercati “Emea”, cioè Europa, Medio Oriente e Africa, sono previsti tre modelli di segmento C fra fine 2015 e metà 2016.

Oggi, nell’impianto turco di Bursa nascono la Linea, il Doblò e il suo cugino Opel Combo, il Fiorino e i suoi parenti Citroën Nemo e Peugeot Bipper. Secondo Quattroruote, a partire dal 2016 l’accordo italo-francese terminerà e dunque nella fabbrica Tofas resteranno la produzione del Doblò, che sarà aumentata a 175.000 unità perché il modello sarà esportato negli Stati Uniti con il marchio Ram, e quello dei tre nuovi modelli di segmento C, che porteranno quasi a saturazione la fabbrica, che ha una capacità produttiva di 400.000 veicoli l’anno.

La scelta di delocalizzare la produzione in Turchia è una pratica piuttosto comune, se è vero che il Paese è il quinto produttore automobilistico europeo e che nel 2014 dovrebbe raggiungere un nuovo record assemblando 1,25 milioni di veicoli. L’anno scorso, il Paese ha esportato 828.000 veicoli, di cui il 70% verso l’Europa. Producono lì anche l’alleanza Renault-Nissan, Toyota, Hyundai, Ford e Honda. Giocano a favore della Turchia la posizione strategica fra l’Asia e il Vecchio Continente e, naturalmente, il basso costo del lavoro.

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