Sono 5,4 milioni i catalani che potranno recarsi alle urne per esprimere il proprio parere sull'indipendenza dalla Spagna. Organizzate anche manifestazioni in favore dell'unità del Paese. Mobilitati per l'occasione 450 agenti in tenuta antisommossa
Dopo settimane di proclami, botta e risposta con il governo di Madrid e sogni d’indipendenza, il 9 novembre, 5,4 milioni di catalani di età superiore ai 16 anni potranno esprimere il loro voto sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. “Adesso è l’ora del si, nessuno ci impedirà di votare”, grida Carme Forcadell, dell’Associazione nazionale catalana (Acn), al termine della campagna che, in questi mesi, ha visto gli indipendentisti spingere la popolazione alle urne per votare al referendum simbolico (perché Madrid lo ha dichiarato incostituzionale, ndr).
La sospensione decretata dalla Corte Costituzionale non ha raffreddato gli animi degli indipendentisti che, sull’onda del voto scozzese che, però, non ha “regalato” l’indipendenza dalla Gran Bretagna, hanno portato avanti la loro battaglia declassando la corsa ai seggi di domani a maxi-sondaggio. Due le domande alle quali i cittadini dovranno rispondere una volta entrati nell’urna: “Vuole che la Catalogna sia uno stato?” e, in caso affermativo, “Vuole che questo stato sia indipendente?”.
La non validità del voto, promosso da 106 membri del Parlamento catalano su 134, ha fatto sì che la gestione del referendum venisse affidata ai volontari dell’associazionismo indipendentista, mobilitati dal Patto per il Diritto di Decidere. Resta l’incognita su chi aprirà i seggi nelle scuole e procederà al conteggio finale. La Procura generale della Catalogna ha però aperto un’inchiesta per verificare se l’uso di spazi pubblici per un voto non riconosciuto costituisca reato. La notizia della decisione dell’autorità ha subito causato la reazione del presidente della Generalitat, Artur Mas: “Non so cosa faranno – ha replicato -, ma per poco buon senso che abbiano, qualunque azione fuori luogo sarebbe un attacco alla democrazia e ai diritti fondamentali di espressione e di partecipazione della gente”.
In occasione del voto catalano si mobiliteranno, però, anche le associazioni e i movimenti in difesa dell’unità spagnola. Esponenti di “Libres e Iguales” e la piattaforma “Todos Somos Cataluna” hanno organizzato proteste in circa sessanta città. Contro l’indipendenza catalana si è espresso lo scrittore Mario Vargas Llosa che, al New York Times, ha dichiarato che il voto del 9 novembre rappresenta una “minaccia alla democrazia spagnola”. Prorpio per evitare tensioni durante il voto e le manifestazioni, saranno schierati per le strade e vicino agli edifici che ospiteranno le urne circa 7mila poliziotti catalani e 450 agenti in tenuta antisommossa.
La tensione tra il gruppo indipendentista e Madrid è salita in estate, quando il presidente Mariano Rajoy ha dichiarato il referendum illegale. La Costituzione, infatti, prevede che in Spagna siano permessi solo i referendum che coinvolgono tutta la popolazione con diritto al voto e non solo una parte di essa, come vorrebbero invece i sostenitori del referendum sull’indipendenza della Catalogna.