Secondo Environmental Investigation Agency il prezzo dell'oro bianco nel Paese africano è notevolmente aumentato a ridosso della visita di Xi Jinping e della sua delegazione da Pechino. Alcuni trafficanti: "Migliaia di chili trasportati a bordo del volo diplomatico"
Un rapporto dell’Eia (Environmental Investigation Agency) denuncia un aumento esponenziale del prezzo dell’avorio in Tanzania in coincidenza della visita di stato del presidente Xi Jinping e della delegazione di uomini d’affari cinesi a seguito del presidente. Ma quel che più è grave è che l’avorio in questione sarebbe stato trasportato in Cina sull’aereo presidenziale nei bagagli “diplomatici”. La Cina convoglia il 70 per cento dell’avorio mondiale, un traffico illegale che si stima uccida cento elefanti al giorno, circa 35mila l’anno.
A marzo 2013, il presidente Xi Jinping faceva il suo primo viaggio come capo di stato. La destinazione era l’Africa orientale, in particolar modo la Tanzania. La sua delegazione era composta da funzionari e uomini d’affari che avrebbero dovuto porre le prime pietre per quegli accordi bilaterali da cui Tanzania e Repubblica popolare avrebbero dovuto trarre mutuo beneficio. Ma secondo quanto denunciato dal rapporto Eia, due trafficanti di avorio sentiti in separata sede, avrebbero entrambi raccontato come quella delegazione cinese era stata in realtà un’occasione per i locali trafficanti d’avorio. “Due settimane prima dell’arrivo della delegazione governativa cinese – si legge sul rapporto – i compratori cinesi hanno cominciato a procurasi migliaia di chili di avorio poi spediti in Cina in borse diplomatiche sull’aereo presidenziale”. Uno dei due trafficanti citati, racconta inoltre che durante quella visita il prezzo dell’avorio era raddoppiato raggiungendo i 700 dollari al chilo. “Il prezzo era alto perché la domanda era alta”.
La Tanzania è il paese da dove proviene la maggior parte dell’avorio di contrabbando. Dal 2009 al 2013, in soli 4 anni, gli elefanti della sola riserva naturale di Selous Game in Tanzania sono calati del 67 per cento: da 39 a 13mila esemplari. E la Cina è il più grande acquirente. Hong Kong, il Vietnam, le Filippine e la Malesia sono i paesi di transito più sfruttati. Proprio per questo, con un atto dal forte impatto mediatico, a gennaio scorso ne ha distrutto più di sei tonnellate pubblicamente. Secondo alcuni è stato un buon segnale da parte delle autorità cinesi a seguito di statunitensi che lo sorso novembre ne hanno distrutto un’identica quantità. Ma secondo altri ha avuto l’effetto contrario. Secondo un rapporto dell’ong Save the Elephant in Cina il prezzo è quadruplicato in quattro anni. Dai 750 dollari al chilo del 2010 ai 2100 dell’anno corrente.
Nel 2011 uno studio dell’International Fund for Animal Welfare aveva rivelato che su 158 negozi che vendevano avorio nel territorio della Repubblica popolare, 101 non avevano alcuna licenza. Altri dati suggeriscono che il commercio di zanne di elefante aumenta del dieci per cento ogni anno. Sempre secondo il rapporto dell’Eia diversi trafficanti hanno confessato che il 90 per cento dell’avorio che procacciano finisce sul mercato cinese. E che gli acquirenti finali sono molto ricchi e con buoni contatti nelle alte sfere governative, sia della Tanzania che della Rpc.
Ma il direttore dell’autorità cinese che si occupa dei traffici legati alle specie in estinzione, in un’intervista telefonica con il New York Times, ha negato che i funzionar cinesi possano essere coinvolti in questi traffici illegali. E ha dichiarato che il dettagliatissimo rapporto dell’Eia a cui facciamo riferimento “diffonde maldicenze senza alcuna prova che rovinano l’immagine della Cina”.