L’8 novembre la tv araba Al Arabiya ha diffuso la notizia che il leader dello Stato Islamico, l’autoproclamato califfo Abu Bakr Al Baghdadi, potrebbe essere rimasto ferito in un attacco aereo statunitense. Il Comando Centrale Usa(Centcom) ha confermato il buon esito dell’operazione, ma non ha potuto confermare che l’obiettivo (Al Baghdadi, appunto) fosse stato colpito. Il 9 novembre, un tweet diffuso da un profilo (ancora da verificare) attribuito al portavoce ufficiale dell’Isis, Abu Mohammad Al Adnani, rassicura tutti i fedeli al califfato, augurando una pronta guarigione al suo leader. Gli esperti occidentali di terrorismo precisano che il profilo social del portavoce dei terroristi potrebbe essere falso ma, se la sua autenticità venisse confermata, i 140 caratteri del tweet costituirebbero la prove che il leader jihadista è rimasto ferito nell’attacco statunitense ma che è ancora vivo.
وهل تظنون بأن الخلافة تنتهي باسشهاد الخليفة؟ نطمئن الأمة بأن أميرها أبو بكر البغدادي بخير ولله الحمد ادعوا له بالشفاء العاجل #دعاء
— أبو محمد العدناني (@Al_3dnani) 9 Novembre 2014
Il messaggio diffuso dal jihadista conferma le voci circolate l’8 novembre riguardo alla buona riuscita dei raid Usa sulla città irachena di Mosul, capitale del califfato. Le prime voci parlavano addirittura della morte di Al Baghdadi che, presente a un incontro a cui hanno preso parte i vertici del movimento islamista, è stato sorpreso con tutti gli altri da un attacco aereo statunitense che ha colpito l’edificio in cui era in corso la riunione. Il buon esito dell’operazione militare è stato subito confermato anche dal (Centcom), che ha confermato di aver condotto un importante attacco contro le sedi dell’Isis, precisando, però, che non erano ancora disponibili prove documentate con foto o video che potessero confermare la morte o il ferimento del leader terrorista. Il messaggio di al-Adnani, se venisse confermato dagli esperti di terrorismo, confermerebbe il ferimento del leader dello stato islamico che, però, sarebbe ancora vivo.
L’annuncio: Al-Baghdadi ferito”
La notizia, diffusa nella serata dell’8 novembre, aveva scosso i paesi occidentali e non impegnati nella lotta contro il califfato islamico. “Il califfo Al Baghdadi potrebbe essere stato ucciso o ferito”, annunciava Al Arabiya. Subito il Centcom aveva dovuto puntualizzare che l’attacco, con obiettivo una riunione di leader fondamentalisti, c’era effettivamente stato ed era andato a buon fine, ma nessuna prova era ancora disponibile riguardo alle condizioni del leader dell’Isis. “Posso confermare che l’aviazione della coalizione ha condotto una serie di attacchi aerei ieri sera (venerdì sera, ndr.) in Iraq, contro quello che è stato accertato fosse un raduno di leader dell’Isis vicino Mosul – aveva precisato un portavoce del comando centrale Usa, il colonnello Patrick Ryder – Non possiamo confermare che il leader dell’Isis, Abu Bakr Al Baghdadi, fosse tra i presenti”.
Chi è il califfo al-Baghdadi
Lo Stato islamico è nato nell’aprile 2013 da una costola di Al Qaeda, ma il suo leader, il califfo Abu bakr Al Baghadi, è stato inserito nella lista globale dei terroristi già nell’ottobre 2011, fissando una taglia fino a 10 milioni di dollari per chiunque fornisca informazioni che possano portare alla sua cattura o alla sua morte. Una ricompensa più alta è solo quella stabilita per chiunque collabori all’arresto del leader di Al Qaeda, il dottore egiziano, Ayman Al Zawahiri. Proprio il pessimo rapporto tra i due più pericolosi terroristi, almeno secondo la classifica Usa, ha portato alla decisione dell’Isis, nel 2013, di staccarsi dal movimento terroristico. Dopo la morte di Osama bin Laden , nel 2011, alla guida del gruppo fondamentalista salì proprio Al Zawahiri che, però, seguì una linea di condotta molto più di “basso profilo” rispetto a quella del suo predecessore e, soprattutto, di quell’ala del movimento fedele ad Abu Musab Al Zarqawi, il referente iracheno di Al Qaeda, famoso per l’efferatezza delle sue azioni, come la decapitazione in diretta dell’ostaggio americano Nicholas Berg, nel 2004. Un “basso profilo”, quello di Al Zawahiri, che non è mai andato giù ad Al Baghdadi e ai suoi seguaci che, così, hanno deciso di fondare lo Stato Islamico. Non si hanno molte notizie sull’infanzia del califfo: in una biografia che circola su forum islamici si legge che il jihadista è nato nel 1971 a Samarra, in Iraq, e ha conseguito un titolo di dottorato di ricerca in studi islamici all’univerità islamica di Baghad.
Obama: “Finita fase contenimento, ora serve controffensiva”
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commentato, in un’intervista alla Cbs, le ultime notizie riguardanti le operazioni occidentali in Iraq e Siria. L’invio di 1.500 nuovi ufficiali in Iraq per addestrare e formare le truppe governative rappresenta il primo passo di “una nuova fase” nella lotta contro lo Stato islamico. “La prima fase – ha spiegato il presidente – era quella di arrivare alla formazione di un governo iracheno rappresentativo e credibile e questo l’abbiamo raggiunto. Ora, piuttosto che cercare solo di fermare l’avanzata dell’Isis, siamo in grado di iniziare ad andare all’offensiva”. I raid che hanno colpito gli edifici in cui si stava svolgendo l’incontro tra i leader jihadisti fa parte di questa nuova strategia volta a scovare i capi del movimento e costringere le truppe terroristiche al ripiegamento.