Ci sono centri urbani nei quali l’impianto attuale è l’esito naturale di uno spontaneismo quasi incontrastato. Centri urbani che avrebbero l’occasione di redimersi. Di costruirsi una nuova Storia. Proprio come accade a Lago Patria, frazione del comune di Giugliano, sul litorale domizio, sviluppatosi intorno all’asse generatore di via Lago Patria. Un succedersi infinito di edifici che hanno colmato tanto territorio. Risparmiandone solo una grande porzione. Quella all’incirca intermedia, tra via Scipione l’Africano e le rive del lago, nella quale sono i resti di Liternum, la colonia maritima, assegnata ai veterani della seconda guerra punica, probabilmente appartenenti all’esercito di P. Cornelio Scipione l’Africano.
In tutto 85.000 mq che, dall’aprile 2009, sono diventati un parco archeologico. Con un primo finanziamento di circa 480 mila euro e soprattutto, con uno europeo, successivo, di circa 2,7 milioni di euro assegnati al Comune, grazie ad una delle idee-progetto scaturite dai lavori del Pit “Riviera Domizia”, nel contesto del Por Campania 200/2006, presentate alla Regione Campania e a sette Comuni i cui territori ricadevano nella fascia costiera flegreo-domitia.
Così all’area “compatta” del Foro, delimitato da un portico con botteghe e il teatro, la basilica e il tempio, di proprietà della Provincia, si sono potuti aggiungere singoli monumenti, come il criptoportico, la cisterna, gli ambienti voltati e l’edificio termale, disseminati qua e là. Un Parco archeologico nel quale, inspiegabilmente, sono rimaste a vivere due famiglie. In edifici con tanto di spazi coltivati, considerati abusivi sia dal Comune che dalla Soprintendenza archeologica. Edifici, peraltro di mole considerevole, che nel corso dei decenni hanno anche ampliato le loro originarie cubature, con aggiunte di strutture di vario tipo. Senza contare che quello a più breve distanza dall’ingresso al Parco, in via Scipione l’Africano, incluso in un muro di recinzione, si è impiantato, almeno parzialmente, sul tracciato della via Domitiana. Rimane di difficile comprensione il perché, nell’operazione di esproprio dei lotti di terreno da parte del Comune, non si sia provveduto all’espromissione per pubblica utilità delle aree occupate indebitamente. Lascia quanto meno interdetti che quelle famiglie continuino ad utilizzare spazi del parco.
Quanto questa situazione abbia costituito un elemento di disturbo alla normale fruizione dell’area archeologica lo indiziano i resoconti stilati annualmente dalla Pro Loco Litorale Domitio, l’associazione che in virtù di una convenzione siglata nel dicembre 2009 con il Comune di Giugliano, ha provveduto a presidiare il Parco. Da allora, sistemati nel locale in legno all’ingresso dell’area archeologica, i volontari della pro Loco hanno assicurato l’accesso, promuovendone la conoscenza. Segnalando ai commissari prefettizi, succedutisi alla guida del Comune a seguito delle dimissioni del sindaco Giuseppe Pianese e lo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni della camorra, l’esistenza di fondi europei da poter richiedere per la messa in sicurezza del Parco. Il progetto presentato, ma non seguito in Regione, con la conseguente, inevitabile, esclusione dai finanziamenti. Un passaggio a vuoto per la città antica, risparmiata da quella moderna.
Il Parco archeologico che avrebbe potuto costituire una chance per questo centro del comprensorio domizio, trasformato nel giardino annesso a due nuclei abusivi. “Ingrata patria non avrai le mie ossa”, avrebbe detto Scipione l’Africano ritirandosi nella sua villa nei pressi di Liternum, dopo essersi allontanato da Roma. È una fortuna che il vincitore della battaglia di Zama se ne sia andato da tempo. Tornasse in vita, la sua vendetta su chi ha ridotto così la città che certo frequentò nel suo ultimo periodo, sarebbe implacabile. Altro che ispettori di Soprintendenza e amministratori comunali!