A differenza di molti commentatori o presunti tali, non abbiamo alcuna notizia sul Quirinale, non sappiamo se e quando Napolitano saluterà, e ancora meno sappiamo sugli accordi raggiunti per il prossimo Presidente.
Di sicuro l’ex Cavaliere, nelle prossime ore, si affretterà a riparare i pavimenti che scricchiolavano (Renzi dixit) e correrà al tavolo della trattativa, tirerà qualche urletto ad uso e consumo dei media e dei suoi ultimi fedelissimi, strapperà qualche decimo di punto sulle soglie, incasserà una virgola e due parentesi, e annuncerà di aver trovato l’intesa sulla legge elettorale e di aver “strappato” la promessa che il prossimo inquilino del Quirinale sarà deciso a larga maggioranza, anzi possibilmente con il suo voto determinante.
Questo sarà uno degli scenari possibili. Chi non lo condivide ha il dovere, questa volta, di lavorare da subito, dentro e fuori il Parlamento, per cambiare la sceneggiatura e contribuire a scrivere un’altra storia. Chi vuole raggiungere questo obiettivo dovrà sacrificare qualcosa sul piano della propaganda e della politica-spettacolo, e spesso avanspettacolo, e dedicarsi ad individuare un metodo e una modalità di consultazione davvero trasparente e capace di coagulare il maggior numero di consensi tra i “Grandi Elettori”.
Non vi è dubbio che la recente vicenda delle votazioni per la Consulta e per il Csm, possono e debbono rappresentare un punto di riferimento, nel metodo e nel merito. Per questo sarà il caso di non farsi condizionare dal toto nomine, dalle voci false e tendenziose, dai depistaggi interessati.
Il Presidente, ancor prima che giovane o vecchio, alto o basso, credente o non credente, dovrà essere una personalità che voglia rappresentare tutti e non solo la maggioranza che sostiene il governo di turno.
Nella mente e nel cuore dovrà portare inciso il testo della Costituzione, quella in vigore, che ancora prevede l’uguaglianza tra i cittadini e la tutela delle minoranze di qualsiasi natura e colore: politica, sessuale, religiosa, sociale. In occasione della ultima elezione l’episodio più oscuro, e per altro determinante, fu l’agguato teso dai 101 “Incappucciati” a Romano Prodi, l’uomo più odiato dall’ex cavaliere, dai suoi collaboratori più stretti, da Dell’Utri a Verdini, dalle logge P2 e P3.
La sua caduta, favorita da errori molteplici e non solo del Pd, è stata la premessa della stagione successiva. Ora chi davvero vorrebbe “Cambiare Verso”, comunque collocato, nella maggioranza o nell’opposizione, ha il dovere di cancellare quell’agguato e di trovare una donna o un uomo (a partire dallo stesso Prodi) che possa anteporre l’interesse generale a quel “conflitto di interessi” che ha segnato e deturpato l’ultimo ventennio, ed ancora “vive e lotta” contro l’Italia.