Un gesto disperato. Perché il mal di banca può avere effetti devastanti. Lo dimostra il tentato suicidio, la mattina del 10 novembre a Padova, del dipendente di un consorzio informatico che lavora per conto di Mps-Antonveneta. L’uomo si è gettato dal quarto piano della sua abitazione, nel quartiere Portello. Dopo un volo di dodici metri la caduta è stata attutita da un cavo dell’illuminazione pubblica e si è conclusa tra il cofano e il parabrezza di un’auto, con a bordo un 60enne di Vigonza che stava cercando parcheggio. Sono stati immediatamente chiamati i soccorsi e il ferito è stato trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale cittadino. Al momento è ricoverato in Chirurgia generale per politrauma. Avrebbe rimediato qualche costola rotta e forse la frattura di una scapola.

Nel biglietto indirizzato ai familiari si fa cenno a problemi che l’uomo viveva sul posto di lavoro, ma non direttamente collegabili all’andamento del titolo del Monte dei Paschi in Borsa. L’istituto senese il 26 ottobre è stato bocciato agli stress test della Banca centrale europea e ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede un nuovo aumento di capitale da 2,5 miliardi (dopo quello da 5 miliardi varato la scorsa estate) per rafforzare il proprio patrimonio. Piano che ora deve ricevere il via libera della Commissione Ue. La delicata situazione della banca si è riflessa sull’andamento a Piazza Affari del titolo, che nell’ultimo mese ha perso il 34,4% in Borsa.

Il gesto del 44enne padovano evoca comunque il ricordo del suicidio dell’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi, David Rossi, che il 6 marzo del 2013 – nel pieno della vicenda giudiziaria sull’acquisto della banca padovana Antonveneta che ha travolto il Montepaschi – si lanciò dalla finestra del suo ufficio di Rocca Salimbeni. Sulla tragica fine di Rossi tenterà di fare luce la puntata di Report che andrà in onda domenica 16 novembre. Intanto, la procura di Siena ha deciso in questi giorni di non riaprire le indagini, come invece era stato chiesto dalla famiglia e in particolare dalla vedova di Rossi. Nel marzo scorso Monica Gaggelli, il gip che si è occupato della vicenda avvenuta il 6 marzo 2013, ha chiuso il caso sostenendo con un provvedimento di 23 pagine che “le indagini sono state scrupolosamente eseguite” e che non è possibile pensare a ipotesi diverse dal suicidio. Suicidio, scrivono i pm Nicola Marini e Aldo Natalini nella richiesta di archiviazione al gip, che è “maturato nella mente di Rossi nel contesto della tempesta giudiziaria e mediatica” scoppiata intorno all’istituto di credito .

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