"Renzi vuole rompere". "No, c'è una nuova intesa". I giornali descrivono con versioni agli antipodi i rapporti tra il premier, che accelera sull'Italicum, e Silvio Berlusconi, che frena. E sul tavolo c'è anche l'elezione del capo dello Stato. Che alla luce delle ultime ricostruzioni era compresa negli accordi fin dal primo giorno
Avete presente il calciomercato? Quella tradizionale liturgia giornalistica in virtù della quale ad agosto e gennaio le pagine dei quotidiani traboccano di nomi, elaborate trattative e ricostruzioni da retroscena delle ultime contrattazioni? Qualcosa del genere accade sulle maggiori testate italiane sul tema del patto del Nazareno. Quali sono i rapporti tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi? Si va verso la rottura dell’accordo come scrive La Repubblica o è già pronta una nuova intesa come riporta La Stampa? Le varie correnti interne ai partiti parlano e raccontano cose diverse, lasciando emergere quello che somiglia a un gioco delle parti: se a Renzi, da un lato, morde il freno perché non vuole dare l’impressione di andare d’amore e d’accordo con B., quest’ultimo tergiversa perché è alle prese con malumori interni ad un partito diviso tra alcuni (pochi) che chiedono di rispettare il patto e altri (sempre più numerosi) che premono per far saltare il banco (domani è previsto un nuovo vertice a palazzo Grazioli). La causa delle ultime fibrillazioni è l’accelerazione annunciata dal premier sulla legge elettorale, ma sul tavolo c’è anche il tema dell’elezione del futuro presidente della Repubblica, argomento che alla luce delle ultime ricostruzioni era compreso negli accordi stretti negli uffici del Nazareno fin dal primo giorno.
Con il Cavaliere che di nuove regole per il voto non vuole nemmeno sentir parlare perché teme che l’alleato democratico sia tentato dalle elezioni anticipate, La Repubblica è tranchant: “Colle e legge elettorale – titola il quotidiano romano a pagina 2 – Renzi avverte Berlusconi: ‘Se si sfila dalle riforme è fuori da ogni partita’”. La dead line? In serata è in calendario un vertice di maggioranza sulle riforme e c’è tempo fino a stasera alle 9, continua Repubblica , “poi sarà Matteo Renzi a rompere il patto del Nazareno annunciando alcune modifiche finora maledette da Forza Italia”. E la rottura si rifletterebbe anche sull’elezione del futuro presidente della Repubblica, argomento che domina la discussione politica degli ultimi giorni dopo le indiscrezioni che vorrebbero Giorgio Napolitano pronto a rassegnare le dimissioni entro la fine dell’anno. “Se Berlusconi non rimane seduto al tavolo delle riforme – sono le dichiarazioni attribuite dal quotidiano di via Cristoforo Colombo al premier – possiamo eleggere un presidente contro di lui. Gli conviene? E’ sufficiente scegliere il più antiberlusconiano dei papabili e aprire ai 5 Stelle“. Tradotto: se B. scende a patti eleggiamo un capo dello Stato che gli piace, cioè che ad esempio potrebbe concedergli la tanto sospirata grazia, altrimenti al Colle mandiamo uno che questo favore non glielo fa. Ragionamento che conferma in pieno che fin dall’inizio il perdono di tutti i peccati del Cav. è sempre stato sul piatto del patto del Nazareno.
Di grado intermedio è la versione fornita dal Corriere della Sera. “Renzi esclude il voto anticipato – il titolo del quotidiano milanese – “Alla fine il Cavaliere dirà sì“. “Matteo Renzi non appare spiazzato da uno scenario che già conosceva, l’uscita di scena di Napoletano a fine anno. Resta convinto che sia questione di ore, o di giorni, ma alla fine si riuscirà ad incardinare la legge elettorale al Senato in modo da avere un voto prima della fine dell’anno”. Un premier non più sulle spine e voglioso di far saltare il banco come lo dipinge Repubblica, quindi, ma addirittura fiducioso che “alla fine il Cavaliere sarà della partita, e che riuscirà persino a trovare una sintesi tra il Nuovo centrodestra di Alfano e le richieste di Forza Italia”.
Niente di tutto ciò, secondo la Stampa: Renzi non ha alcun motivo per rompere il patto stretto con Forza Italia sulle riforme, né è convinto che un nuovo accordo con Berlusconi sia questione di ore. Perché? Perché la nuova intesa con l’alleato/avversario il premier l’ha già raggiunta. “Renzi rilancia con Berlusconi – il titolo che il quotidiano piemontese dedica all’argomento a pagina 3 – ‘Italicum rinviato a primavera’”. L’incipit dell’articolo traccia uno scenario diametralmente opposto a quello del concorrente romano: “A dispetto delle ultime turbolenze Matteo Renzi non ha cambiato idea: Silvio Berlusconi resta l’alleato giusto per fare le riforme istituzionali”, scrivo a Torino citando “gli sherpa di Forza Italia“. Anche se il presidente del Consiglio si era detto convinto del fatto che “entro Natale dobbiamo portare la riforma elettorale in aula”, ora “prenderebbe atto che la legge elettorale può prendere la luce nelle prime settimane della primavera del 2015“.
Una versione accreditata anche dal Giornale (che in prima pagina traccia scenari geopolitici di altissimo livello e rilancia i rapporti tra Roma e il Cremlino, ospitando un’intervista in cui Al Bano rivela al mondo: “Ho ritrovato Romina grazie a Putin“): “Quirinale, Berlusconi decisivo – titola il quotidiano della famiglia Berlusconi – Confermato il patto del Nazareno”. “L’intesa con Renzi reggerà – si legge nel catenaccio – e avrà un seguito nell’elezione del dopo Napolitano”. Tema sul quale il quotidiano milanese fornisce l’ennesima ricostruzione: se nei giorni scorsi in molti avevano tracciato il ritratto di un capo dello Stato stanco e amareggiato per il lento progredire delle riforme, il giornale diretto da Alessandro Sallusti va oltre: “Napolitano molla Renzi – è il titolo a pagina 3 – non sarò complice del flop”. E ancora: “Re Giorgio ha deciso: vuol mettere il premier davanti alle sue responsabilità”.
E’ un po’ il tipo di confusione che regna tra gli stessi contraenti, incapaci di fornire una versione univoca sul patto del Nazareno. “Non esiste alcun documento scritto“, è la rivelazione che Berlusconi ha affidato all’ultimo libro di Bruno Vespa Italiani voltagabbana, uscito il 6 novembre. Al giornalista che gli fa sommessamente presente che Giovanni Toti sostiene di averlo visto, l’ex Cavaliere replica che il consigliere politico di FI ha visto un appunto redatto da Denis Verdini come suo promemoria. Eppure gli altri firmatari, quelli del Partito democratico, dicono l’esatto contrario: il documento scritto “esiste – dichiarava il 3 settembre Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, secondo il quotidiano di Lodi Il cittadino citato in un articolo dell’Espresso – l’ha scritto Matteo con un pennarello verde“. E cosa contiene? “Si parla di legge elettorale, premio di maggioranza, della garanzia di chi vince e chi perde, della riforma del Senato e del superamento del bicameralismo, della riduzione del numero dei parlamentari”. “Niente di più”, assicurava Guerini. Sarà, ma allora perché non tirarlo fuori e mostrarne il contenuto una volta per tutte?