Ripartono le grandi manovre per la presidenza della Repubblica.
A mio avviso le esigenze da soddisfare, in questa complessa ed alquanto conflittuale fase della vita politica nazionale, in un contesto di crisi economica che perdura e si aggrava, e che può degenerare in una vera e propria crisi istituzionale, sono essenzialmente le seguenti:
1. Una cesura chiara e netta con il ventennio berlusconiano e con i fenomeni che l’hanno accompagnato: conflitto d’interessi, corruzione, evasione fiscale.
2. Un’altrettanto chiara assunzione di responsabilità nei confronti dell’Unione europea per imporre, insieme agli altri Paesi e ai settori sociali che stanno pagando le politiche recessive imposte dal predominio tedesco, una svolta basata sull’abbandono dei nefasti principi neoliberali che stanno aggravando la crisi. Come dimostra la fosca vicenda dell’attuale presidente della Commissione Juncker, principale artefice del “paradiso fiscale” lussemburghese, l’Unione europea è a sua volta corresponsabile dell’evasione fiscale e della sottrazione ai poteri pubblici di essenziali risorse di ordine finanziario. Da un lato chiede rigore, dall’altro favorisce i poteri forti violando la stessa legalità.
3. Una difesa e ulteriore sviluppo del quadro delle garanzie costituzionali complessivamente considerate, sottoposte da tempo a un attacco strisciante volto a menomare i poteri del Parlamento, che si vorrebbe ridurre a mera cassa di risonanza del governo e ad eliminare completamente il ruolo dei corpi sociali intermedi, come i sindacati.
4. Un rilancio dell’intervento pubblico in economia, da finanziare mediante interventi fiscali mirati a colpire le crescenti disuguaglianze sociali, in particolare mediante un’imposta da applicare ai grandi patrimoni. Mettere fine alla svendita del patrimonio industriale al miglior offerente.
5. Una presenza su scala internazionale che sappia contrastare le attuali tendenze alla guerra, specie nella situazione medio-orientale dove, contro il fondamentalismo dell’ISIS e gruppi analoghi vanno difese le esperienze democratiche come quelle di Kobane e della Rojava e va finalmente realizzato il diritto del popolo palestinese a un proprio Stato indipendente e sovrano. Come pure nella situazione ucraina dove occorre rilanciare il dialogo con la Russia e va data vita a uno Stato federale e non-allineato che consenta di disinnescare la guerra civile in atto. Ciò comporta anche l’assunzione di responsabilità sul piano dell’intervento umanitario, continuando l’operazione Mare nostrum, che ha salvato decine di migliaia di vite umana, onorando le istituzioni, a partire dalla Marina militare, che l’hanno compiuta.
In altri termini, occorre combinare misure economiche adeguate con una difesa del quadro costituzionale e anzi un suo sviluppo progressivo che dia sostanza ai principi fondamentali di sovranità popolare e centralità del lavoro (art. 1), eguaglianza formale e sostanziale fra i cittadini (art. 3), diritto al lavoro (art. 4), ripudio della guerra (art. 11), controllo dell’attività d’impresa al fine di indirizzarla a scopi sociali (art. 41), ecc.
Sul piano della scelta del nuovo presidente ciò comporta l’abbandono definitivo di ogni inciucio con la destra berlusconiana e l’identificazione di una persona non direttamente compromessa con la nomenclatura partitica di qualsiasi specie, ma dotata di caratteristiche intellettuali, professionali e umane effettivamente super partes e di eccellenza.
Non mancano nel panorama italiano figure di questo genere, a partire da Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Salvatore Settis. Quello che deve risultare prioritario è l’intento di anteporre il bene comune e la sua difesa ai diktat dei poteri forti e della finanza. Dalle forze politiche sensibili ai temi indicati, come il Movimento Cinque Stelle, Sel, settori non trascurabili del Pd non ancora compiutamente renzizzati e altri ancora, ci si deve aspettare che esercitino un’iniziativa e formulino proposte all’altezza della situazione che stiamo vivendo e delle esigenze che ne scaturiscono e che devono trovare a tutti i livelli una risposta soddisfacente. Per far vivere, anche all’interno di una vicenda e di un’occasione in cui una certa politica darà certamente il peggio di sé, le tematiche e gli obiettivi necessari a un effettivo rinnovamento dell’Italia che consenta l’uscita dalla grave crisi attuale.