“Ditemi delle vostre madri e dei loro viaggi definitivi verso paesi troppo lontani, con quei quaderni scritti a penna e stretti in mano, più importanti di qualsiasi gioiello”. Ve lo ricordate l’appello che Don Pasta aveva lanciato qualche mese fa? “Fatemi chiacchierare via Skype con quelle donne che hanno salvato l’Italia cucinando genialmente il quasi niente della guerra e di ciò che ci fu dopo. Parlatemi voi adesso di come cucinate il poco di un frigo diventato anch’esso precario”, continuava il cuoco-deejay. Il risultato è “Artusi Remix“, la raccolta, in collaborazione con Casa Artusi, dedicata alla cucina popolare italiana, uscita il 4 novembre nelle librerie.
Figlia de “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene” dello scrittore-gastronomo Pellegrino Artusi (la cui prima edizione risale al 1891) questa nuova “La scienza in cucina” racconta la cucina del popolo, o meglio la cucina popolare del nuovo millennio. Daniele De Michele, in arte Don Pasta, nel suo consueto stile, presenta un mix di passioni, una contaminazione – complici anche il web e i social network – fra Nord e Sud, Est e Ovest del mondo.
E se all’epoca dell’Artusi (così è noto ai più l’autore di quel viaggio gastronomico che è la prima Scienza in cucina) creare un’enciclopedia era qualcosa di rivoluzionario, ai tempi di Wikipedia le cose sono cambiate, e ci sentiamo tutti un po’ autori. Cosa troverete allora in questo gustoso calderone? Centinaia di ricette provenienti da ogni angolo della Penisola – il censimento promosso sul web è durato per più di un anno – i piatti della tradizione modificati secondo l’abitudine, le ricette di famiglia, in altre parole la cucina casalinga. Quella di periferia o quella delle grandi città, quella che si crea a pochi passi dal mare e quella dei paesini sulle montagne. Un libro che prova ad entrare dentro le case, e le cucine, degli italiani e fa scoprire un patrimonio per fortuna ancora abbastanza lontano dalle pietanze incorniciate nello schermo di una tivù, che hanno perso fin troppo profumo e poesia.
(Photo © Lorenzo Cuppini)