Ogni giorno circa 6mila lavoratori passano il cancello d’ingresso dell’impianto di Fukushima Daiichi, situato nell’omonima prefettura, lungo le coste dell’oceano Pacifico. Sono due, tre volte più numerosi di quelli che lavoravano nella centrale nucleare prima dell’incidente del marzo 2011. Ma solo un centinaio di questi operai si sta occupando delle operazioni di smantellamento del coperchio provvisorio che è stato creato per coprire uno dei reattori, uno dei tre andati fuori uso dopo il terremoto e il successivo tsunami. Gli altri sono impegnati a raccogliere l’acqua contaminata pompata nei reattori per evitare il surriscaldamento del materiale. In parte l’acqua viene riciclata e riutilizzata nell’impianto, ma i liquidi che toccano il suolo penetrano nella struttura e si continuano a mescolare e ad aumentare la parte radioattiva. Fino ad oggi sono state raccolte più di 500mila tonnellate di acqua radioattiva, conservate in circa mille cisterne costruite dagli operai.
Secondo questo articolo dell’agenzia di notizie Associated Press, smantellare tutti e sei i reattori della centrale è un compito delicato, perché richiede di rimuovere il combustibile fuso da un ambiente molto radioattivo e di rimuovere le altre barre di combustibile. L’intero processo dovrebbe durare almeno quarant’anni e la stima, solo per la decontaminazione dell’acqua, è di circa 18 miliardi di dollari. Il tutto per una struttura che probabilmente non funzionerà mai più.
Nel frattempo, nonostante le numerose proteste il governatore della prefettura di Kagoshima Yuichiro Ito ha da poco dato il via libera alla riattivazione della centrale Sendai. “Considerato tutto, devo dire che dovremo ancora dipendere dal nucleare ed è estremamente importante per noi portare avanti questo piano”, ha detto Ito. E’ la prima che parte dopo la crisi nucleare di Fukushima.