All’indomani dell’ottavo incontro fra Renzi e Berlusconi, in cui i due hanno messo a verbale in un comunicato dal sapore democristiano che il patto “è più solido che mai” ma non hanno raggiunto una mediazione sulla riforma della legge elettorale, la minoranza democrat mugugna sull’ormai misterioso patto del Nazareno.
Il vertice di mercoledì alla sala Berlinguer di Montecitorio – coordinato dall’ex premier Massimo D’Alema con la partecipazione fra gli altri di Pier Luigi Bersani, Giuseppe Civati e Gianni Cuperlo – è stato l’antipasto della guerriglia parlamentare che si potrebbe presentare quando il testo della legge elettorale approderà prima in commissione e poi in Aula. Partendo dall’accordo, che prevede uno soglia del 40% per accedere al premio di maggioranza e 100 collegi con i capilista bloccati, uno come Stefano Fassina dice al Fattoquotidiano che “per noi non va affatto bene che i capilista siano bloccati perché noi vogliamo che i nostri elettori possano scegliere tutti i parlamentari”.
Parole che rimandano a uno studio interno che starebbe circolando nelle stanze del Nazareno in cui si riscontra che con l’Italicum studiato a tavolino con il condannato “375 parlamentari sarebbero nominati”. Ma il quesito che serpeggia fra gli oppositori interni di Matteo Renzi non riguarda soltanto le tecnicalità della riforma elettorale. Ma il dilemma rimanda alla seguente domanda: “Ma cosa si dicono e in cosa consiste il patto del Nazareno?”. Afferma il bersaniano Alfredo D’Attorre: “Si capisce sempre meno su cosa sia, visto che viene rilanciato il giorno in cui non c’è accordo su legge elettorale”. Con la discriminante, aggiunge D’Attorre, “che ogniqualvolta si verificano incontri fra Renzi e Berlusconi non si vedono passi in avanti sulle riforme in compenso nelle giornate in cui si incontrano di solito il titolo Mediaset in Borsa hanno delle performance positive”.
C’è anche chi sostiene che l’apertura del premier-segretario sul Jobs Act sia la contropartita affinché i ribelli del Pd votino l’Italicum. “Sono due partite distinte – smentisce Fassina- . Per quanto mi riguarda non c’è nessuno scambio, nessuna connessione. L’atteggiamento che avremo sarà legato al merito del provvedimento”. Ma la vulgata del Transatlantico vuole che dietro questo dialogo “intenso e costante” con il condannato Silvio Berlusconi si nasconda una trattativa sul successore di Giorgio Napolitano. Presto lo scopriremo.
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