Pallone, gas, petrolio e politica: tutto collegato alle maxi sponsorizzazioni di Stato a società e competizioni internazionali. Obiettivo: rifarsi l'immagine per coprire corruzione e poca trasparenza
Marco Tardelli o Roberto Mancini: chi dei due come prossimo allenatore dell’Azerbaijan? Secondo il sito azero apasport.az parlerà italiano il successore di Berti Vogts sulla panchina della nazionale avversaria degli azzurri sulla strada della prossima competizione continentale. Si tratterebbe di un colpaccio per una selezione che non ha mai centrato una qualificazione a Europei o Mondiali. Ma sarebbe soprattutto l’ultimo strato di lucido per ripulire l’immagine non proprio immacolata dello stato caucasico. Un’operazione che passa soprattutto attraverso il calcio, che in Azerbaijan fa rima con gas e petrolio, ovvero le chiavi della ricchezza dell’ex regione sovietica.
Chi è Socar – Alle risorse naturali si deve infatti la continua crescita del Paese, che si è assestata tra il 2001 e il 2009 a un ritmo del 16% annuo, con un picco di 36 punti percentuali di pil nel 2006. E dietro l’estrazione e la gestione di gas e petrolio azero c’è la Socar, anonimo acronimo della State oil company of Azerbaijan Republic. Fondata nel 1992, non si limita a trivellare e succhiare materie prime ma gestisce anche la costruzione di gasdotti e oleodotti e alcune raffinerie. Oltre a commercializzare carburanti in più stati europei e a investire pesantemente sul Corridoio meridionale che trasporterà il gas azero anche in Italia. La compagnia di Stato ha chiuso un accordo da 400 milioni di euro per l’acquisto del 66% di Desfa, che gestisce la rete di trasporto in Grecia. Una manovra che dovrebbe essere definita nei prossimi mesi ma sulla quale ha acceso i riflettori l’autorità anti-monopolio dell’Ue, preoccupata per la probabile scarsa concorrenza nel mercato del gas che ne deriverebbe. Socar controlla anche l’80% di Tanap, la sezione turca del gasdotto transnazionale, e detiene un quinto delle azioni della Tap, la parte ellenico-italiana che approderà sulle coste del Salento. Una strategia limpida: estrarre dal gigantesco giacimento di Shah Deniz II e trasportare in Europa. Molto più opaca sarebbe invece la situazione per quanto riguarda la lotta alla corruzione. Secondo l’indagine Promoting Revenue Trasparency in Oil and Gas Companies – condotta nel 2011 da Trasparency International e dall’istituto Revenue Watch – Socar è tra le aziende meno attive nel contrasto al fenomeno. Una situazione che grazie all’adesione agli standard internazionali sarebbe leggermente migliorata negli ultimi anni.
Gas, petrolio e calcio – Un grande balzo l’hanno fatto i suoi conti e l’esposizione nel calcio, partendo da un nome: Rovnag Abdullayev. Quarantotto anni, laurea a Mosca, è il presidente di Socar e allo stesso tempo il numero uno dell’AFFA, la Federcalcio azera. Eletto per la prima volta nel 2008, alla scadenza del primo mandato ha ottenuto la conferma con voto unanime del board. Quasi scontato, quindi, che la compagnia di Stato sia partner della Nazionale. Ma nei prossimi anni il nome Socar circolerà vorticosamente davanti agli occhi di chiunque segua il calcio. Nel 2013 ha siglato un accordo con l’Uefa e sarà tra gli sponsor principali di Euro 2016 ed è già presente nella rosa dei partner per le qualificazioni europee e mondiali fino al 2017. Sarà marchiato Socar anche il campionato europeo Under 17 che si svolgerà a Baku nel 2016. Una sorta di prova generale in vista della manifestazione continentale del 2020, quella itinerante, che vedrà proprio la capitale azera tra le sedi più importanti.
Il pallone a casa della ‘personalità più corrotta 2012’ – Non solo il proprio braccio economico, quindi, ma anche lo stesso territorio nazionale come brand da vendere. Un’idea portata ormai avanti dal capo di Stato Ilham Aliyev, ex vice-presidente di Socar ma soprattutto successore di suo padre Heydar alla guida del Paese. Oltre a essere stato scelto dall’ong OCCRP come ‘personalità più corrotta’ nel 2012. Un premio poco lusinghiero la cui genesi è facilmente comprensibile se si mettono insieme una serie di fatti e indizi degli ultimi anni. Aliyev è stato eletto con l’85% delle preferenze al termine di una campagna elettorale che non ha svolto e dopo un voto i cui risultati erano stati anticipati dal sito del Governo. I giornalisti azeri continuano a non avere vita facile (dieci, a maggio, erano rinchiusi in carcere), il Paese si assesta al 160esimo posto per libertà di stampa e nel 2003 l’OSCE denunciò irregolarità anche nel corso della prima elezione di Aliyev, che rispose arrestando decine di persone scese in piazza a protestare.
Sponsor: ci sono anche i club – Intanto però il nome Azerbaijan continua a viaggiare nel mondo per altri motivi. Dal 2013 campeggia sulle maglie dell’Atletico Madrid in virtù di accordo da 12 milioni di euro, scaduto recentemente e rinnovato a cifre non note. Aliyev si sarà sfregato le mani lo scorso anno, quando la squadra di Simeone galoppava in Champions e si è portata a casa la Liga. Mentre avrà storto il naso davanti alla campagna di Reporters without borders che a maggio metteva in correlazione la sponsorizzazione dell’Atletico e il ‘campione della repressione’. Una partnership estesa anche ai francesi del Lens, il cui proprietario è l’azero Hafiz Mammadov. Detto in altri termini: chi ha salvato il club d’Oltralpe da un fallimento certo è il numero uno della Baghlan Group, compagnia specializzata nell’estrazione e nel trasporto di gas e petrolio. Un’operazione che l’uomo d’affari – ritenuto vicino al presidente Aliyev – ha provato a replicare in estate con lo Sheffield Wednesday, il terzo club più antico d’Inghilterra. L’accordo non è andato a buon fine, come quello dell’amico-presidente che avrebbe voluto il suo Paese sulle maglie di Penarol e San Lorenzo, la squadra di cui è tifoso Papa Francesco. Entrambi i club hanno ringraziato gli emissari e declinato l’invito. Ma l’Azerbaijan è pronto già alla prossima mossa per restare sull’onda, almeno politica e mediatica, del calcio mondiale.