Solo due giorni fa Renzi e Berlusconi avevano ribadito che il patto del Nazareno teneva. Oggi però il premier, di fatto, fa uno sgarbo non da poco al leader di Fi. "Non voglio polemizzare" dice Ghedini sottolineando che si poteva aspettare l'inizio del processo
Solo due giorni fa Renzi e Berlusconi avevano ribadito che il patto del Nazareno teneva. Oggi però il premier, di fatto, fa uno sgarbo non da poco al leader di Forza Italia. All’udienza preliminare la Presidenza del Consiglio dei ministri ha chiesto di costituirsi parte civile contro l’ex Cavaliere e l’ex direttore de L’Avanti, Valter Lavitola, accusati di aver indotto – in cambio di 500mila euro – Gianpaolo Tarantini a mentire ai pm negli interrogatori del 29 e 31 luglio 2009 nell’ambito del caso escort.
“Di solito, in questi casi, l’avvocatura dello stato chiede di costituirsi nella prima udienza dibattimentale, non durante l’udienza preliminare, ma non intendo polemizzare, diciamo che – dice al fattoquotidiano.it l’avvocato Niccolò Ghedini – quando c’è Berlusconi di mezzo, sono abituato ad aspettarmi di tutto”. Per legge in effetti c’è tempo di chiedere di costituirsi fino all’inizio del processo in caso di rinvio a giudizio. La costituzione, come era già avvenuto nel processo Mills per corruzione in atti giudiziari dove Berlusconi aveva incassato la prescrizione, è stata decisa perché il reato contestato (rendere dichiarazioni reticenti e mendaci alla procura) ha danneggiato il regolare andamento dell’amministrazione della giustizia a maggior ragione perché Berlusconi, all’epoca dei fatti contestati, era presidente del Consiglio.
La pubblica accusa ha subito chiesto al giudice per l’udienza preliminare Rosa Anna Depalo un rinvio dell’udienza, che lo ha accordato al 30 gennaio 2015. Il rinvio è stato chiesto per acquisire i verbali di deposizione delle donne ed escort, che venivano portate nelle residenze dell’allora presidenza del Consiglio per allietargli le serate, che hanno deposto nel processo a carico di Tarantini per induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione in corso dinanzi al tribunale di Bari. “Ci siamo associati alla richiesta della procura – afferma Ghedini – e vorrei sottolineare che abbiamo chiesto di rinunciare ai termini della prescrizione: il nostro interesse non è quello di perdere tempo ma lavorare su fondamentali elementi di prova”. Per gli avvocati Marianna Febbraio e Francesco Peroni, legali di Lavitola “la richiesta del pm è di grande importanza per il nostro diritto alla difesa: possiamo comprendere se esistono elementi a carico degli imputati”.
Secondo l’accusa in cambio delle bugie dette da Tarantini sul fatto che Berlusconi ignorasse che si trattava di prestazioni sessuali ‘mercenarie’, tra l’estate 2010 e l’agosto 2011, ricevette dall’allora premier, tramite Lavitola circa 20mila euro al mese; gli furono poi messi a disposizione, tramite Lavitola, su un conto di una banca uruguaiana 500mila euro (solo in parte incassati da Gianpi), gli furono pagate le spese legali per l’inchiesta ‘escort’ in corso a Bari, gli fu pagato l’affitto di un appartamento nel quartiere Parioli di Roma e gli fu procurato un lavoro fittizio per giustificare l’elevato tenore di vita dell’imprenditore. Secondo il procuratore aggiunto Pasquale Drago, sin dal principio dello scandalo ‘escort’, Tarantini tenne dinanzi ai magistrati baresi una “condotta processuale volta a tenere il più possibile indenne Berlusconi dai danni alla sua immagine pubblica di capo del governo derivanti dalla divulgazione dei risvolti più eclatanti dell’inchiesta in corso nel capoluogo pugliese”. E in cambio Berlusconi si fece carico dal punto di vista economico della ‘situazione’ Tarantini utilizzando Lavitola come intermediario e interlocutore privilegiato.