“Il gruppo Unipol gira la boa dei primi 9 mesi del 2014 con un utile consolidato in crescita del 18,7% a 431 milioni di euro, una raccolta diretta che si attesta a 13,35 miliardi di euro (+9,6%) e un margine di solvibilità del 171%. Dati superiori alle previsioni del piano industriale e Piazza Affari brinda: le azioni UnipolSai chiudono la seduta in rialzo dell’8,9% e quelle della controllante Unipol Gruppo Finanziario guadagnano il 2,98%”. Così recita la cronaca finanziaria d’ordinanza che chiosa i passaggi più salienti del comunicato aziendale con i virgolettati dell’amministratore delegato Carlo Cimbri.
A ben guardare, però, Piazza Affari non ha brindato ai conti, ma alla conferma che l’Antitrust ha concluso il procedimento di inottemperanza che aveva aperto lo scorso febbraio ritenendo che non sussistano i presupposti per irrogare sanzioni: cedendo ad Allianz parte del business della Milano Assicurazioni, Unipol si è portata al di sotto del 30% in termini di quota di mercato nel ramo danni ottemperando così – seppur con un ritardo di mesi – a quanto disposto dall’authority della concorrenza per dare il via libera all’acquisizione di Premafin e FonSai. Per meglio comprendere l’exploit di Borsa dei titoli Unipol, basti pensare che un’eventuale sanzione sarebbe andata da un minimo dell’1% a un massimo del 10% dell’intero giro d’affari nel settore assicurativo realizzato dal gruppo Unipol nel 2013: vale a dire una multa da 100 milioni a quasi 1 miliardo di euro, non proprio noccioline. Inoltre, va anche detto che le azioni del gruppo sono state piuttosto sotto pressione nelle ultime settimane e con questa improvvisa fiammata la quotazione di UnipolSai non ha fatto altro che riportarsi intorno ai valori di fine ottobre, quando quotava intorno ai 2,15 euro, un valore ben inferiore ai 2,40 euro di settembre o ai 2,80 di aprile.
Chiarito questo, basta guardare con un minimo di attenzione i risultati del gruppo per rendersi conto che se l’utile aumenta ciò non è dovuto a un miglior andamento del business nelle sue varie declinazioni. Anzi, non c’è una voce tra quelle “industriali” che non sia negativa a partire dal comparto assicurativo, dove il risultato ante imposte scende a 972 milioni contro i 1.098 milioni dell’anno precedente (-11,4%) per “merito” del calo dell’utile del ramo Danni a 779 milioni di euro (-4,6%) e del ramo Vita, letteralmente crollato da 280 a 193 milioni (-31%). Per quanto riguarda il business immobiliare, anziché di utile ante imposte si parla invece di perdite che si aggravano da 24 a 34 milioni di euro, mentre il settore “Holding e altre attività” è anch’esso in perdita: -199 milioni di euro contro i -202 milioni dello stesso periodo dell’esercizio precedente.
L’unico ambito che sembra migliorare è quello bancario (Unipol Banca e Banca Sai) che presenta un utile ante imposte di 22 milioni di euro a fronte dei -192 milioni dell’anno precedente. Peccato però che questo dato non tenga conto degli accantonamenti effettuati dalla capogruppo Unipol Gruppo Finanziario nel corso dell’esercizio – ben 130 milioni, di cui 30 nel terzo trimestre 2014 – per onorare il “contratto di indennizzo crediti” con Unipol Banca. In pratica è dall’agosto 2011 che la capogruppo accantona centinaia di milioni di euro per far fronte ai crediti in sofferenza della controllata, accantonamenti che si sommano a quelli della banca stessa (64 milioni tra Unipol Banca e Banca Sai nei primi 9 mesi del 2014).
Giusto per dare un’idea, dai bilanci 2011, 2012 e 2013 di Unipol Banca emerge che: “Al 31 dicembre 2011 le posizioni oggetto del contratto di indennizzo ammontavano a 474,4 milioni di euro di cui 206 classificate a sofferenza […]. Il contratto di Indennizzo ha ad oggetto un segmento di esposizioni deteriorate nette che, alla data del 31 dicembre 2012, ammonta a 524,3 milioni di Euro, di cui 324,3 milioni di euro risultano classificati a sofferenza. […]I crediti netti classificati in sofferenza ed oggetto del Contratto di Indennizzo al 31 dicembre 2013 ammontano a 450,9 milioni di euro”. Facendo il conto della serva, in 3 anni e nove mesi Unipol Gruppo Finanziario ha coperto qualcosa come 1,1 miliardi di euro di sofferenze di Unipol Banca che, a sua volta, ha accantonato altre centinaia di milioni per far fronte ai fallimenti degli immobiliaristi che ha finanziato nel corso di questi anni. L’impressione è che l’opera di “pulizia” nei conti non sia affatto terminata e che in questi ultimi mesi del 2014 se ne vedranno ancora delle belle. Intanto, UnipolSai ha cooptato in cda il presidente di Telecom, Giuseppe Recchi, quale consigliere indipendente e non esecutivo in sostituzione di Vanes Galanti, dimessosi dal consiglio per motivi personali.