Si è rivolto al Tar contro il suo trasferimento dal settore operativo della capitaneria di Livorno ad un ufficio amministrativo. Il capitano di fregata Gregorio De Falco non ci sta ad essere rimosso dal suo incarico. “Sono molto amareggiato. Questo è mobbing”, aveva commentato De Falco a settembre, quando gli era stato comunicato il trasferimento. Divenuto famoso per la telefonata con il comandante Schettino in cui gli intimò di tornare a bordo della Costa Concordia che stava affondando (“Salga a bordo cazzo”), due mesi fa gli è stato chiesto di lasciare il servizio operazioni, di cui era a capo ai tempo del naufragio della Concordia, per essere trasferito in altri uffici, sempre della Direzione marittima di Livorno.
“Sono abbastanza amareggiato, perché da dieci anni la mia ragione professionale è l’operativa”, aveva detto De Falco, aggiungendo che stava valutando “tutte le strade da intraprendere per tutelare i miei diritti di cittadino militare”. Così, a due mesi dalla decisione di cambiare la sua mansione, il capitano ha scelto di rivolgersi direttamente al Tar per bloccare questo trasferimento. Lo ha confermato lo stesso De Falco oggi a Bologna, dove ha ricevuto il premio dall’associazione “Impegno civico“. “La vicenda del cambiamento di mansione ha preso la strada giusta – ha detto De Falco – C’è un procedimento giudiziario davanti al Tar della Toscana. Questa è la strada maestra che deve prendere questa questione”.
“I motivi del trasferimento? Guardi, a questo punto è più opportuno interpellare le mie gerarchie, è a loro che dovete rivolgere le domande”. Aveva detto il 25 settembre De Falco a ilfattoquotidiano.it. “Mi dispiace davvero, è opportuno che non parli più” aveva ribadito con tono fermo ma cordiale il capitano. E prima di salutarci si lasciò scappare: “Il mio lavoro? Un onore vestire questa divisa”. A fine settembre, il trasferimento del capitano di fregata aveva creato diverse polemiche, proprio nei giorni in cui si era diffusa la notizia che Francesco Schettino aveva tenuto una lezione alla Sapienza di Roma. Dura la reazione del capitano: “Io punito”, aveva detto a Repubblica, “e Schettino in cattedra. Questo Paese è storto, privo di riferimenti corretti”. De Falco aveva poi ribadito di non sentirsi un eroe per i fatti della Concordia: “Eroe è chi compie un gesto valoroso. Io ho semplicemente fatto, spero al meglio, il mio lavoro. Non sono un eroe. Quando ciascuno di noi risponde con comportamenti quotidiani al proprio ruolo – ha concluso – ha fatto quello che doveva. Questo è ciò che faccio tutti i giorni”.