L’ho letto e non ho resistito. E non perché sono un “follower” di Filippo Facci, il giornalista di Libero, ma perché qualcuno aveva retwittato il suo “cinguettio” che, purtroppo, è apparso sulla mia home page . “L’Italia è un paese in cui Ilaria Cucchi, di professione amministratrice di condominio, ora diventa inviata di RaitreHa twittato Facci. Non ci ho pensato due volte e gli ho scritto sotto, didascalicamente: “Dici così perché probabilmente ti rode”.


Ecco, la mia piccola provocazione deve averla presa molto male a giudicare dalla sua risposta e forse ho colpito nel segno. Il giorno dopo ho trovato in rete un suo articolo su Libero dal titolo: “Ilaria Cucchi e le carriere delle sera”. C’è da dire che Facci (per par condicio?): cita anche Mara Carfagna “nel 2005 fece un calendario sexy, nel 2006 era ancora una valletta e a metà del 2008 era già diventata ministro”.

Caro Facci, possiamo anche essere d’accordo sul fatto che la meritocrazia nel nostro paese è sempre stata una mezza utopia, ma paragonare il percorso professionale, considerate anche le diverse biografie, di Ilaria Cucchi con quello di Mara Carfagna, mi è sembrato, come dire, un tantino indelicato perché il messaggio, neppure in sottotesto, è che Ilaria Cucchi avrebbe speculato sulla morte del fratello Stefano per ottenere chissà quale opportunità di lavoro.

Facci scrive anche: “Bene, ma poi che le insegni a una ragazzina che vuole fare la giornalista o il ministro?”. Beh, più che avere la presunzione di insegnare alla “ragazzina”, sarebbe più opportuno che Facci seguisse, per il proprio bene, sempre e comunque dei percorsi formativi. Magari anche gli stessi di Ilaria Cucchi. Chi sa non siano quelli giusti.

D’altra parte, che possiamo dire invece dei percorsi formativi di colui che ha tolto la vita al povero Stefano?

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

X-Factor 8: Morgan, lo specialista in abbandoni

next
Articolo Successivo

Diritto d’autore e pubblicità online, tutti contro Google. Fieg si allea con Agcom nel ricorso al Tar

next