“Per noi bruciare un compressore non è terrorismo”. Sono oltre 200 i NoTav che si sono ritrovati, sotto la pioggia, davanti all’ingresso del cantiere dell’alta velocità di Chiomonte in Valsusa. Oggi i pubblici ministeri hanno chiesto che i quattro attivisti, accusati dell’assalto al cantiere avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, vengano condannati a nove anni e sei mesi di carcere con l’accusa di terrorismo contro lo Stato. La risposta dei valsusini è stata una lunga battitura con pietre delle reti a Chiomonte. “Non sappiamo se i nostri compagni – spiega un manifestante – fossero realmente in Clarea quella sera, ma sappiamo che c’eravamo tutti”. La sentenza è attesa per gennaio di Cosimo Caridi