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Sexting: lo facciamo? Sì, ti contatto io

Sono a Manarola. E dal belvedere a strapiombo sul Mediterraneo, la cliente americana sospira: “Oh. Mi aspettavo che i colori fossero più brillanti.” Manarola, una delle Cinque Terre, è un piccolo presepe di colori pastello, dall’incantevole bellezza quasi irreale, con il suo aggrapparsi l’un l’altra di facciate in bilico sulla roccia. Ma la signora americana, non ne afferra la romantica bellezza, avvezza com’è a contemplare le foto in circolazione corrette dai diversi filtri su Instagram.

In poche parole, il visivo virtuale era più spettacolare del quadro dal vivo. Il fascino di una realtà ritoccata contamina oggi anche le relazioni tra esseri umani, siano queste di amicizia, amore o sesso, cambiandone i connotati come mai prima d’ora. Un articolo di qualche giorno fa sul New York Times spiega quello che sta accadendo al rituale degli appuntamenti all’epoca di Tinder o altre app di incontri basate sulla collocazione geografica.

L’articolo mette l’accento sulla nuova tendenza dei giovani ventenni (la generazione Y) di prediligere relazioni a portata di click. In molti, anche dopo essersi “frequentati” assiduamente sulle chat, procrastinano l’incontro fisico a data da destinarsi, preferendo invece un legame telefonico, sesso incluso. Tanti ammettono che è più gratificante emotivamente avere una relazione virtuale – vera ma mitigata da un filtro – piuttosto di rischiare la delusione in una storia vera.

Insomma, in una liaison non-Irl (in real life) si può anche fingere di essere migliori di quello che si è davvero. Uno studio dell’università di Portland del 2013 ha rivelato che i ragazzi, nonostante la facilità di accesso a siti pornografici o dating online, fanno meno sesso. Insomma, il sexting tira più che il sesso.

Tranquilli. Il sesso old style va sempre di moda. Tuttavia, le alternative offerte da Internet, stanno creando una generazione che sempre più spesso preferisce un orgasmo in solitaria piuttosto che le problematiche di un amplesso vis-à-vis. Uno dei motivi che spinge verso questa scelta è la paura di mettersi in gioco.

Ovvio. Chi non ricorda i primi appuntamenti…

Palpitazioni, inappetenza, sudori freddi, salivazione azzerata, la certezza di essere completamente inadeguati. Ci si doveva giocare tutto se stessi in poche ore. Bisognava azzeccare il look giusto, anche quando andavano capigliature improponibili – impalcature con paccate di Cielo Alto – che alla prima nebbia padana si arruffavano tipo ciuffo alla Joey Tempest. Guai poi ad andare a mangiare un boccone, aleggiava il terrore di ritrovarsi il prezzemolo tra l’incisivo e il canino. E a fine serata, la temutissima prova bacio, causa di ansia peggiore dell’esame di guida. Insomma, uscire con quello su cui favoleggiavi da mesi era un’esplosione ormonale, di sfida ed insicurezza.

Ma quegli appuntamenti, pure quelli andati malissimo, hanno forgiato e fortificato il carattere di tutti noi (nati un milione di anni fa, tecnologicamente parlando). I ragazzi di oggi, se possono, preferiscono non viverlo. E la relazione via Smartphone offre lo scudo di cui hanno bisogno. D’altronde, lo schermo non chiede nulla. Da quando, la vita vera, ha smesso di esercitare un richiamo irrinunciabile? Da quando, vivere, terrorizza così tanto?

La paura del rifiuto ha sempre spaventato progenie di ragazzi, ma tutti, in qualche modo, siamo sempre sopravvissuti anche ai più colossali due di picche. Ora però i giovani si mostrano più deboli, malfermi, in carenza di autostima. Ciononostante, i grandi manipolatori occulti nascosti dietro al lancio di nuove applicazioni o dispositivi, puntano sulla loro dipendenza già in tenera età, come il nuovo Tablet Chicco (provvisto di wifi) per bimbi dai diciotto mesi.

Ma sui danni di questi ultimi, si dovrà aspettare almeno un ventennio.

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