L’operazione “Alias” ha portato in carcere circa 50 persone. Con l’arresto dei boss e dei loro luogotenenti si è creato un vuoto di potere che crea problemi nella gestione dell'ordine pubblico. Ma i media si concentrano sull'udienza d'appello per l'omicidio di Avetrana
Mentre l’attenzione nazionale è concentrata sull’udienza d’appello del processo Sarah Scazzi, a Taranto si fa i conti con una nuova guerra tra bande criminali che si contendono le piazze di spaccio della droga. E mentre all’opinione pubblica interessano le ultime vicende sulla cugina Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano condannate in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della ragazza di Avetrana, sui giornali c’è spazio per tutto tranne che per Taranto. Cinque sparatorie nelle due ultime settimane hanno letteralmente seminato il panico tra i tarantini che sono tornati con la mente alla fine degli anni ’80 quando la guerra di mafia tra i fratelli Modeo e il clan D’Oronzo-De Vitis ha lasciato per le strade oltre un centinaio di morti ammazzati e tra queste anche giovani e giovanissimi completamente estranei come la 26enne Sandra Stranieri, uccisa da una pallottola vagante mentre passeggiava con un’amica, o come Giulio Capilli, 28enne, o Angelo Carbotti ammazzato a 25 anni per aver soccorso una ragazza parente di membri del clan contrapposto ai killer, o la piccola Valentina Guarino, uccisa a soli sei mesi di vita nell’agguato organizzato per assassinare il padre.
Il 6 ottobre scorso l’operazione “Alias” messa a segno dalla Squadra mobile e dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce ha portato in carcere circa 50 persone ritenute affiliate o vicine al clan capeggiato da Orlando D’Oronzo e Nicola De Vitis che, dopo la lunga detenzione in carcere per i maxiprocessi della vecchia guerra di mala, secondo l’accusa hanno nuovamente allungato le mani sulla città: dagli appalti alle estorsioni fino al controllo delle piazze di spaccio della droga. Con l’arresto dei boss e dei loro luogotenenti, quindi, si è creato un vuoto di potere che ora, a colpi di pistola, qualcuno sta tentando di aggiudicarsi sparando all’impazzata, in pieno centro e nelle ore di punta. Il caso più eclatante è accaduto alle 17 di sabato 8 novembre: un commando di quattro persone si è presentato sotto l’abitazione, in pieno centro, di un pregiudicato scatenando un conflitto a fuoco nel quale sono rimasti lievemente feriti in due. Nei due giorni successivi altre tre sparatorie hanno letteralmente paralizzato la città. Sui social network, anche i giovani che non hanno vissuto gli anni ’80 e ’90, rievocano quel clima da coprifuoco. La Squadra mobile e la procura di Taranto nelle scorse ore hanno arrestato diverse persone ritenute implicate nei fatti dei giorni scorsi e le indagini sono ancora in corso. Una Taranto criminale, quindi, che non esiste senza tragedie efferate come il triplice omicidio di Palagiano che a marzo scorso costò la vita a tre persone tra cui il piccolo Domenico Petruzzelli di tre anni. Come l’Ilva prima del luglio 2012, le notizie non trovano spazio nei quotidiani e nelle trasmissioni televisive nazionali. Sulla città dei due mari si riaccendono i riflettori, ma la domanda sembra sempre la stessa: chi ha ucciso Sarah Scazzi?