Ci sono libri che marchiano per la vita il giovane lettore. E che aiutano a spiegarne scelte e manie altrimenti incomprensibili. Negli anni Sessanta ragazzini brufolosi delle scuole medie pensavano di aver scoperto con Siddartha di Hesse il senso profondo della vita. Arrivate al ginnasio, le fanciulline del tempo sospiravano con il compagne di classe Fabrizio de André sui versi facili-facili di Spoon River, illudendosi di avervi trovato le sorgenti della vera poesia.
Invece l’aspirante perito industriale GianRoberto Casaleggio, negli anni lontani in cui i suoi capelli non erano ancora frisé, si abbeverava avidamente delle verità profetiche di Isaac Asimov; divorandone la cosiddetta trilogia de “la Galassia Centrale”.
Una lettura che lo avrebbe segnato a vita, producendo evidenti patologie da immedesimazione; inducendolo a perpetrarne la riproposizione in sedi improbabili.
La trama è questa: in un futuro lontano lo scienziato Hari Seldon crea una disciplina detta “psicostoria”, con cui prevede il crollo dell’ordine imperiale e l’avvento della Fondazione da lui varata per ricostruire un ordine nel dopo catastrofe.
Con la mente stravolta da tale lettura, l’ormai perito industriale Casaleggio ritiene di essere Seldom, interpreta le sue visioni a fumetti come proiezioni psicostoriche, identifica la Casaleggio Associati nella mitica Fondazione. Mattana che rimarrebbe innocua, se nel frattempo non avesse incontrato la potenza imbonitoria di un Grillo in attesa di qualsivoglia sceneggiatura. Risultato: il successo elettorale del febbraio scorso, con la messa a disposizione di siffatte mitomanie della potenza di fuoco rappresentata dal pacchetto di mischia M5S; composto da un centosessanta tra deputati e senatori. Parlamentari spesso distintisi per meritevoli battaglie di principio, ma la cui azione è stata resa sistematicamente vana dal costante retropensiero incombente del doversi preparare al vaticinato crollo; dopo il quale si otterrà la maggioranza assoluta. Misticismo della catastrofe che sottende un orientamento di fondo alla logica del “tanto peggio tanto meglio”. Tanto che gran parte del voto di opinione indignato, già orientato verso le Cinquestelle, si è rapidamente disaffezionato dirigendosi altrove (o espatriando nel non-voto).
Nel frattempo la psicostoria in versione Casaleggio iniziava a fare cilecca. Il centro romano della galassia politica italiana si ricomponeva attorno alla psicochiacchiera di un bulletto di Rignano sull’Arno. Ma la tecnica arci-attendista continua a fare disastri anche ai confini del sistema planetario nostrano.
Sfregiata a sangue dalle ricorrenti alluvioni, che hanno smascherato l’assoluta inadeguatezza della corporazione abbrancata da decenni alle poltrone del potere, la Liguria sarebbe ormai pronta per un repulisti politico. Che rischia di non avvenire, consentendo alla Cupola di praticare l’ultima mossa mistificatoria nascondendosi dietro le remote e avvizzite glorie del rieccolo Cofferati, proprio perché l’ossessione monomaniacale inoculata da Casaleggio nella testa cotonata di Beppe Grillo vanifica la possibilità di mettere in campo un comitato di liberazione dal burlandismo. Quel sistema di (s)governo legato al nome di Claudio Burlando che si basava su due leve, ora disgiunte nei due principali candidati Pd: l’affarismo e l’illusionismo.
Difatti, mentre i cittadini marciano contro le sedi della Regione e comunali liguri, dalla collina di Sant’Ilario non giunge il benché minimo segnale dell’ipotetica volontà di dare una sterzata verso il buongoverno. Un silenzio che ha spento sul nascere possibili candidature che avrebbero assicurato lo sbocco positivo alla civica rabbia; che produce una sensazione diffusa di impotenza in chi vorrebbe dare una mano per uscire dall’ormai insostenibile situazione di degrado, morale e materiale.
Corre voce che gruppi di ragazzi, i quali nel mese scorso hanno rifiutato ogni strumentalizzazione (compresa quella di Grillo in veste di centauro fighetta), proverebbero a muoversi in politica con le proprie gambe. Senza aspettarsi nulla dalle precedenti generazioni, ciniche e inette.