L'annuncio della Farnesina, il 48enne veneziano già rientrato in Italia. Ma ci sono ancora quattro italiani ostaggi in Medio Oriente. Da settembre nessuna notizia delle cooperanti Vanessa Marzullo e Greta Romanelli, scomparse in Siria il 31 luglio
E’ stato liberato ed è già rientrato in Italia Gianluca Salviato, il tecnico rapito in Libia a marzo. Lo conferma la Farnesina. “Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale conferma la liberazione del connazionale Gianluca Salviato, giunto a Roma questa notte. Grazie al lavoro di tutti gli organi dello Stato coinvolti”, si legge in una nota della Farnesina. Salviato, 48 anni, di Martellago in provincia di Venezia, rapito il 22 marzo vicino a Tobruk, si trovava in Libia per lavorare per la società di costruzione Enrico Ravanelli. Essendo diabetico, fin dai primi momenti si era temuto per le sue condizioni di salute.
Dopo la liberazione di Salviato, a soli tre giorni da quella di Marco Vallisa sempre in Libia, restano quattro gli italiani sequestrati all’estero e sulla cui sorte non si hanno più notizie in alcuni casi da mesi, in altri da anni: le due giovani cooperanti lombarde Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, scomparse in Siria dal 31 luglio 2014; il gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, sequestrato a fine luglio 2013 in Siria; il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto, scomparso il 19 gennaio 2012 tra Pakistan e Afghanistan.
Su Greta e Vanessa le ultime informazioni risalgono al 20 settembre quando prima si è diffuso il timore che fossero cadute nelle mani dei jihadisti dell’Isis poi è arrivata la smentita di un quotidiano libanese vicino al movimento sciita Hezbollah, alleato del regime di Damasco. Secondo Al Akhbar le giovani cooperanti erano cadute in una trappola, rapite e poi vendute da un gruppo armato ad un altro ma non erano in mano allo Stato islamico, ma è difficile stabilire la vericidità della notizia.
Anche su padre Dall’Oglio le ultime informazioni risalgono a settembre: secondo fonti che lavorano sul terreno per la sua liberazione, il gesuita sarebbe invece detenuto in una delle prigioni dell’Isis a Raqqa, da oltre un anno divenuta la roccaforte dello Stato islamico in Siria. Del cooperante palermitano Lo Porto si sono invece completamente perse le tracce da quasi tre anni.